The Phantom and the Dragonfly *-*

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voodoogirl89
view post Posted on 20/10/2008, 21:48




il titolo l'ho sparato sul momento xD
comunque rende l'idea, per dei motivi personali X3


alura, il prologo è "Dimentica", cioè l'inizio della fan fic che ci siamo proposti di scrivere insieme >.<

ve lo riporto in spoiler *-*
SPOILER (click to view)
DIMENTICA


I sotterranei erano in penombra.
I fiochi riflessi delle candele accese, unico lume, danzavano sulle acque scure del lago, rendendole apparentemente meno sinistre e fredde.
Il silenzio regnava sulla terra ferma, frammenti di specchio ai piedi delle tende porpora descrivevano un caleidoscopio di geometrie deformi, non un rumore, mentre una candida corona di fiori giaceva al loro fianco, circondata dal suo lungo velo nuziale.
Un sospiro proruppe nell'aria, uccidendo la quiete. Un gemito.
La coda di un mantello del colore delle tenebre si stagliava come una macchia intrusa tra le tende sanguigne, e il buio si mosse: un fantasma ammantato di nero annunciava la sua presenza dietro quel rosso, respirando forte.
Poi, una minuscola e luccicante stella lasciò il volto della tetra figura e squarciò la penombra, andando ad infrangersi ai suoi piedi in un suono forse impercettibile, ma di cui soltanto l'ombra avrebbe potuto avvertire la pesantezza.
Le lacrime di Erik cadevano veloci e incontrollabili.
Dava le spalle a quelle acque, nelle quali avrebbe ancora potuto distinguere la scia di quella barca; avrebbe ancora potuto ascoltare le due voci innamorate intrecciarsi, sempre più lontane.
La voce di lei...
Quanto tempo era passato? Quante misere ore, giorni, mesi, questo ignobile essere senza Dio, quale egli stesso si definiva, aveva trascorso dalla fine della sua vera esistenza? Dall'ultima, angelica nota regalatagli dalla sua bella Christine, unica ragione per cui avrebbe potuto vivere giorni e giorni ancora pur con la consapevolezza del suo aspetto rivoltante?
"Dimentica..." farfugliò Erik, nel vano tentativo di soffocare le brucianti lacrime che gli bagnavano il viso orribilmente sfigurato.
"Dimentica..." Ripeteva, parlando al suo cuore.

Era ora di dimenticare. Era il Fantasma dell'Opera: non poteva piangere.
Una promessa risuonava e viaggiava nella sua testa: non avrebbe mai più fatto del male. Mai più.
Dimenticare. Doveva gettare ogni cosa nell'oblio più profondo.
Ma affinchè ciò accadesse, occorreva una spinta nuova, un cambiamento, un'energia sconosciuta e misteriosa, della stessa potenza immane di quella che gli aveva permesso di scrivere il suo "Don Giovanni Trionfante". Un impulso vitale di grandiosa forza.
Come?

"Dimentica, sciocco bambino...!"
Dopo questo rimprovero, il miserabile Erik avrebbe voluto che nella sua mente si infiltrasse l'oblio allo stesso infimo modo con cui la quiete tombale fece nuovamente il suo ingresso in quella dimora sotterranea.



qui *-*

...

All'Opera era tutto uno sfarfallio di chiacchiere e vesti eleganti, alla prima, quella sera.
Si sarebbero tutti deliziati degli sguardi conturbanti e delle movenze spagnoleggianti della Carmen, attratti dalla voce sensuale e potente della nuova Prima Donna, adesso che i giornali non davano più notizie della misteriosa scomparsa della straordinaria Christine Daae, la giovane dalla voce d'Angelo; e l'ugola prorompente della Carlotta non faceva da protagonista nei teatri più frequentati di Parigi da tanto tempo che la sua fama era colata a picco più velocemente delle acque di una cascata.
Il pubblico era impaziente. Il sipario purpureo nascondeva ancora le mirabilie di uno spettacolo indimenticabile.
Sopra la sala gremita, un imponente lampadario illuminava le espressioni curiose ed eccitate delle personalità agghindate e rispettabili che sedevano sulle loro poltrone vellutate, in attesa.
Anche i palchi erano affollati.
Tutti.
La gente prendeva posto in un intervallo che pareva non finir mai, e, nel brusio geneale e nello splendore delle luci, nessuno si accorgeva, nessun occhio prestava attenzione all'ombra.
Era rapida. Conosceva i passaggi nascosti, tutti i segreti criptati nelle pareti che egli stesso aveva progettato.
Il palco "5" era felicemente occupato da una famiglia di damerini: Erik premeditava da tempi non recenti il ritorno del Fantasma.


Spiava, l'Angelo della Morte, attento a non farsi scovare; correva, strisciava, volava tra le anime ignare.
Sussurrava di tanto in tanto ad orecchi ingenui, nella speranza che la leggenda del Fantasma dell'Opera non morisse nei sogni più inconsci, come la faccenda della scomparsa della "coppia di innamorati che aveva messo a soqquadro il teatro più maestoso di Parigi".

Dopo istanti che sembravano secoli, le luci si addormentarono, "che di scena", il sipario si animò.
L'Ombra vigilava dall'alto, commentando con una smorfia l'interpretazione della Prima Donna.
I minuti trascorrevano lenti come le note di una ninna nanna, le scene cambiavano come i loro personaggi, momenti affollati di toreri e senorite volteggianti lasciavano spazio ad assoli acuti e gravi che strappavano generosi applausi ad un pubblico estasiato.
Erik si ergeva immobile come una statua, nelle tenebre.
Gli occhi demoniaci, velati di malinconia, seguivano esperti lo sviluppo della scena.
Ecco una nuova energica entrata dei ballerini: esibizioni leggiadre e piacevoli.
Un fulmine.
Una gonna dalle sfumature più colorate? Un sorriso dalle labbra più infuocate? Una personalità più rifulgente, in un corpo più leggero degli altri?
Il tetro spettatore scosse la testa.
Per quanto distanti, gli occhi di quella creatura riportavano qualcosa alla memoria, ammaliavano la sua anima, e i movimenti sicuri e accattivanti del corpo catturavano l'attenzione dell'uomo ammantato di nero, come se bramassero il calore di un suo abbraccio.

Era un uomo, l'Angelo della Musica, uno sfregiato e disperato essere umano. Gli tornò in mente.
Ed ella danzava ancora. Incurante. Impudente.
Una serie di piquet, un attitude perfetto, e via dalla scena con un'emozionante grand jetè.
Era stato un lampo.
Erik tornò in sè non appena fecero il loro ingresso trionfale altri personaggi, e non si era neanche reso conto che quella gazzella dagli occhi ammalianti non aveva danzato sola su quel palco; ed era stata trascinata via insieme ad una corrente di ballerini che aveva fatto da sfondo alla cantante, la quale aveva esibito con classe le proprie invidiabili qualità canore.

Il sipario si chiuse tra gli applausi calorosi della platea.
"Bravi!" e "Bravissimi!" Si levavano a gran voce dalla sala, diretti ai cuori emozionati dei fortunati protagonisti della serata.
Nell'esultanza degli spettatori, un'anima nera vagava confusa.
Con mille e un pensiero che affollavano la sua mente, violenti e repentini come le acque indelicate di un fiume in piena, quella maschera di tenebra si inoltrava nel buio, via dal tepore delle luci, facendo ritorno al suo solitario rifugio.

--

Aveva deciso di dimenticare quella serata.
Eppure continuava a non darsi pace da quando, catturato da un istinto quasi irrefrenabile, si era trovato sul punto di deviare dalla strada di ritorno ai sotterranei, per dirigersi ai passaggi che comunicavano con i camerini degli artisti. Delle ballerine.
Non aveva ceduto alla tentazione.
Ma perchè non l'aveva fatto?


--


Jeanne se ne stava accucciata su una sediolina modesta, slacciando i nastri rosei delle sue scarpette da punta, apparentemente disinteressata al chiacchiericcio convulso delle sue compagne di camerino.
"Ragazze, secondo me il Fantasma dell'Opera è ancora in giro..."
"Stà zitta, Eleanor! Non vorrai farti sentire!" La rimproverò un'altra.
"Ma chi potrebbe mai dar retta a ciò che sto dicendo?" Ribattè stizzita Eleanor, che continuò: "Anche Jeanne in ogni caso lo pensa!"
Non passò un istante dall'ultima parola della giovane che tante paia di occhi quante erano le ragazze del camerino si concentrarono sull'angolino in cui Jeanne sedeva silenziosa.
Le sue labbra rosse si stesero in un sorriso, e gli occhi nocciola- verdi le brillavano: "Che male c'è? Mi piace pensarlo!" Affermò, curiosa di conoscere le espressioni attonite delle giovani amiche all'ascolto delle sue parole.
Non era bellissima: dei capelli castani le ricadevano ad onde irregolari lungo le spalle e incorniciavano un volto pallido dagli occhi grandi, evidenziati da un trucco leggero. A differenza delle sue amiche, le sue sopracciglia non consistevano di un povero tratto di matita; sotto un naso che non era all'insu, come soleva esserlo per le francesine, delle labbra sempre in movimento mostravano in sorrisi sfacciati una dentatura non perfetta ma simmetrica.
Con la sua struttura fisica delicata e leggera, e il suo metro e sessantatrè, era ben capace di accoccolarsi comodamente su quella sediolina poco usata all'angolo della stanza.
Un angolo che aveva rivendicato come suo, che aveva decorato di disegni alle pareti e graziosi vasetti di fiori tra i suoi preferiti.
"Jeanne vuole vedere il Fantasma dell'Opera!" Esclamò la sua migliore amica, contenta delle facce qui sorprese qui sconvolte delle ballerine.
Una di loro, che sembrava la più piccola, domandò curiosa: "E' come dice Marie, Jeanne?"
La ragazza dagli occhi nocciola annuì guardando con rimprovero la sua amica, la quale le fece un occhiolino.
Eleanor proruppe nuovamente, ostentando conoscenza sull'argomento: "Ma non sai che è bruttissimo? E'...E'... Ha la faccia di un...", "...teschio, senza naso, con due buchi neri per occhi...? Sì, lo sapevo già, El..." La interruppe prontamente Jeanne, con uno sbuffo che le spostò il ciuffo castano e ondulato dall'occhio. "Non si stancano di ripetere sempre le stesse cose? Ad ogni modo non mi interessa." Diventò malinconica.
Gli sguardi non si spostavano di un millimetro dall'angolino appartato della ragazza coraggiosa.
"Non guardatemi in quel modo!" Implorò inarcando un sopracciglio folto.
Il chiacchiericcio aumentò d'intensità, mentre Jeanne si toglieva la gonna da spagnola e la stirava con le sue mani per non rovinarla, senza prestare attenzione (questa volta sul serio) al borbottìo confuso che riempiva la stanza.
Era contenta che le avessero tolto i loro sguardi curiosi di dosso.
Tanto meglio che le sue compagne decisamente impiccione non fossero a conoscenza dei suoi affari.
La mezzanotte era vicina.


--


Un orologio sobrio segnava le undici e trentacinque, ed ogni ticchettìo riecheggiava nelle tenebre, rimbalzava sulle mura fredde, si gettava nelle acque paurosamente quiete del lago.
Ad accompagnare quest'eco, lo scorrere insicuro di un lapis su di un foglio, talvolta interrotto dall'inconfondibile suono di uno stropiccìo, al quale seguiva il rumore trascurabile della carta straccia che tocca il suolo.
Il solitario abitante di quella squallida prigione sotterranea sedeva ad una disordinata scrivania, curvo su una miriade di schizzi, la matita tra le dita della mano sinitra.*
L'improvvisa ispirazione che era sbocciata dentro il suo essere qualche ora prima era appassita estinguendosi nel silenzio tombale di quel luogo.
Appoggiò la guancia sulle nocche della mano destra, osservando sconsolato i bozzetti con cui aveva scarabocchiato parecchi fogli bianchi.
La mezzanotte era vicina.
Si alzò. Abbandono il disordine che si trovava davanti a lui (nella speranza di liberarsi anche del caos che inondava la sua mente).
Si sarebbe recato, come ogni notte in quegli ultimi anni, sulla terrazza del teatro, luogo di malefici ricordi, ma che avrebbe permesso alla sua anima intrappolata di respirare, di rubare un senso libertà al panorama magnifico di una Parigi addormentata, la Luna come unica compagna delle sue notti insonni.
Indossò il mantello nero per mimetizzarsi con la notte, e si diresse alla barca.

Jeanne indossava un vestito leggero e non appariscente sotto la mantellina color panna che l'avrebbe riparata dal freddo.
Aspettò, come di consueto, qualche minuto. Attendeva il passaggio dell'ombra.
Trascorse un pò di tempo: d'altronde, non erano ancora le dodici.

"E' in anticipo..." Disse tra sè la giovane, stringendosi dietro una parete con tanta determinazione da occupare il volume di un folletto.
Il tenebroso mantello volteggiava alle spalle della creatura dell'oscurità, la quale superò fugace la parete fiocamente illuminata da una lanterna.
Scale e scalini; gradini su gradini.
I passi vellutati di Jeanne non facevano alcun rumore, e sembrava che i suoi piedini non toccassero il suolo, così come accadeva ogni volta che danzava.
Per oltre un anno, dunque, il misterioso Uomo della Terrazza non si era mai accorto della fatina che gli regalava la sua compagnia tutte le notti.

L'aria notturna, sulla terrazza, era frizzante.
Erik si era avvicinato il più possibile al meraviglioso e sereno panorama che si stagliava nella sua immensità dinanzi a lui.
A qualche metro di distanza dal malinconico osservatore, la giovane coraggiosa si appiattì contro il muro, dietro la statua di Apollo.
Lo spettacolo che si presentava agli occhi tristi dell'Ombra era tetro e toccante: Erik decise che avrebbe cantato, in quel momento, per la Parigi silenziosa, in cui ogni anima umana era immersa tra le braccia di Morfeo e in procinto di visitare mondi conosciuti soltanto dagli occhi del cuore...
Le note scorrevano con facilità ed estrema delicatezza; emanate da quell'ugola dorata e dolce, suoni angelici carezzavano l'aria fredda della notte e si mescolavano alla calma funerea di un cielo dominato dalla sola, fievole luce della Luna.
La voce dell'Angelo della Musica si spandeva audace su tutta la terrazza, sfiorava le mura, e riscaldava i cuori di pietra delle statue, come anche il cuore pulsante di emozione che si nascondeva dietro il Dio delle Arti e la sua lira.
Jeanne si sentiva volteggiare in aria, e chiuse gli occhi, in trance, assaporando ogni singola vibrazione di quelle onde benefiche che le cullavano l'anima. Non era la prima volta che il suo Angelo nero la allietava con quella nenia armoniosa; ma non era mai capitato che, d'improvviso, la voce divina si spezzasse in un sospiro che sarebbe sfociato in uno straziante singhiozzo.
Portandosi la mano sinistra, tremante, sulla tempia, Erik cominciò a versare le lacrime pesanti di un pianto silenzioso come la città; soltanto i sospiri uccidevano la muta fratellanza con il buio paesaggio.
"Luna, aiutami... Solo a te, silenziosa, ho dato modo di conoscere le mie pene...!" E le lacrime scorrevano più rapide, quando il ricordo del volto dell'Angelo da cui aveva sempre tratto ispirazione si specchiò nel volto pallido del Satellite.
"Christine!" Una nuova foga esplose nel suo animo e gli strappò la candida maschera dalla guancia. Il Fantasma dell'Opera levò lo sguardo impudente in alto, verso l'argentea Compagna notturna, urlando: "Guardami! Christine! Tu che sola ormai non avevi terrore delle mie sembianze!"

Jeanne era impietrita: allora il mantello nero che pedinava fino al terrazzo ogni mezzanotte era davvero il celebre Fantasma...
D'altronde c'era da aspettarselo, ed ella attendeva da tempo una prova sicura che mettesse a tacere ogni dubbio.
In quegli istanti furiosi, i sospiri dello Spirito distrutto avevano infilzato il suo cuore ancora volteggiante su quella musica, come un centinaio di lame; ed accanto ad un singhiozzo sconsolato dell'Uomo della Terrazza, anch'ella versò una lacrima. Poi un altra accompagnò la prima, e un'altra ancora fu invitata da un nuovo sospiro del Fantasma, seguita da mille amare gocce che facevano brillare gli occhi della fanciulla, che ora si colorarono di verde: Jeanne non riuscì a tenersi stretto un gemito, il quale percorse rapido le distanze con l'uomo ammantato di nero, imponendo a questi di voltarsi nella direzione di Apollo.
"Anche tu, Dio delle Arti, piangi con me? ...O mi deridi?"
Le sottili dita della ragazza erano premute contro la sua bocca a tal punto da farle male, e con gli occhi sgranati, ancora lucidi di compassione, Jeanne si augurò con tutto il suo cuore trafitto che il Servo di Apollo non si fosse accorto della sua presenza.
A passi lenti ed eleganti, Erik si avvicinava alla statua monumentale, e la giovane ballerina, terrorizzata, chiuse gli occhi portandosi le ginocchia al petto.
"Anche tu, Divinità da me adorata, conosci i miei singhiozzi, le mie parole di vendetta e disperazione. Quanti ricordi..."
Con la mente l'uomo sfigurato ripercorreva i momenti più tristi mai provati, ogni attimo tagliente di quella sera in cui aveva compreso di aver donato il suo cuore e la sua anima nera ad una Fata del Nord che li avrebbe distrutti in mille pezzi.
"Potrai mai, Amico mio, aiutarmi a rimettere insieme i frammenti?"
Si trovava accanto a Jeanne, oramai.

La ragazza tremava e tentava di indietreggiare, ma Erik incalzò: "A quanto pare a farmi compagnia in questa notte senza stelle, o Apollo, non sono solamente mute e immortali effigi..."
Di scatto, il volto orribilmente deforme del Fantasma si volse a fissare la giovane fragile creatura che giaceva atterrita ai suoi piedi. Lo sguardo di Erik era demoniaco.
Jeanne osservò la personificazione dell'orrore e rimase paralizzata, come un bambino davanti all'Uomo Nero.
Le sue lacrime non avevano ancora smesso di scorrere sul suo volto di cera, e la paura restringeva le sue pupille a tal punto da dipingere le iridi umide di un verde acceso.
L'Uomo Nero e la creatura tremante si guardarono a lungo in silenzio.
Il primo aveva notato l'innegabile segno delle lacrime sulle guance della ragazza: "Hai pianto per me? Per le mie disgrazie? Gentile da parte tua." Disse in tono piatto. Poi avvicinò la faccia mostruosa al viso di Jeanne, la quale istintivamente chiuse gli occhi. "No! Perchè chiudi gli occhi? Volevi vedere questo, non è vero? NON E' VERO? GUARDAMI!"
Sconvolta, la sventurata fanciulla spalancò gli occhi smeraldo, e a quel punto Erik avvertì una morsa stritolargli le viscere: ricordò d'un sol colpo di ciò che s'era imposto di dimenticare, dello spettacolo di poche ore prima, dell'incontro intrigante con la senorita.
Lasciò andare i polsi che aveva stretto alla ballerina in una presa invincibile e le si allontanò bruscamente, coprendosi il volto con una mano.
"Vattene! Dannata curiosa, và via di qui!!"
La ballerina non riusciva a muoversi, attanagliata dalla paura.
"Sfacciata sul palcoscenico come nella realtà! VA' VIA!!"
Jeanne aveva dimenticato del suo 'piano' e scivolò via con una velocità che sorprendeva anche lei; si lanciò giù per i gradini, le lacrime che le offuscavano la vista.
Poi si fermò: "No!"
Erik picchiò il pugno contro la pietra gelida, poi con la stessa mano raccolse da terra la maschera e la indossò nuovamente.
"Non accadrà mai che un essere ripugnante, un antagonista, viva felice... E' scritto nel destino..." Ringhiò; poi ostentò un sorriso privo di allegria, dopodichè si voltò verso l'ingresso al terrazzo.
Rimase immobile, il sorriso sarcastico scomparve: era ritornata.
La ballerina portava un foglio tra le mani.
Avanzò di due passi, come se danzasse; non una parola. Si calò e depose il sottile artefatto sul pavimento.
Si risollevò lentamente e, senza guardare mai l'Uomo Nero negli occhi, indietreggiò e gli diede le spalle, sparendo oltre la soglia.
Erik, inconsapevolmente, aveva seguito con attenzione i movimenti sinuosi di quella bianca e delicata creatura, tanto che all'improvviso lo assalì la paura di averle ferito i polsi in quel precedente momento di furia. Si disprezzò, mentre osservava impotente la schiena sempre più distante della bruna giovane, e l'ondeggiare della sua candida gonna.

Rimase da solo: 'era quello che voleva: che lei andasse via', volle ricordare a se stesso.
In quella valanga di sensazioni e pensieri importuni, il suo sguardo si concentrò sul pallido pezzo di carta che giaceva davanti a lui.
L'avrebbe raccolto?
Lei aveva disturbato il suo connubio con i Compagni immoti ed eterni delle sue malinconiche notti.
Aveva visto il suo volto, quella curiosa, e pianto di terrore.
Perchè il Fantasma dell'Opera avrebbe dovuto raccogliere quel misero nulla e darla vinta a quella meschina ficcanaso?
Un venticello leggero minacciò Erik di portare il disegno con sè, cosicchè, in un gesto dettato dall'istinto e da egli stesso mai previsto, l'uomo si abbassò velocemente a recuperare ciò che stava per unirsi al cammino della brezza notturna lungo i tetti della Parigi sognante.
Avvicinò il foglio al volto, ma era difficile distinguere cosa vi fosse ritratto.
Erik si avvicinò alla luce che illuminava leggera le scale, e arrivava timidamente fino all'ingresso del terrazzo.
Gli occhi del Fantasma si illuminarono di un'espressione che mai avevano avuto, e non era merito della lucerna che colorava i gradini di un'incoraggiante tinta calda.
Una figura umana, ammantata completamente di nero, con un cappello e un lungo mantello volteggiante alle spalle, lo osservava attraverso la mezza maschera, unico rettangolo chiaro immerso nelle tenebre, da quel pezzo di carta.
L'uomo si chiedeva se, da un momento all'altro, quel ritratto non cominciasse a respirare, quel mantello ad ondeggiare davvero a quel sospiro leggero del vento, e quella bocca non iniziasse a pronunciare quella frase rannicchiata infondo all'angolo destro del foglio.
Una scrittura accurata e obliqua diceva: "Mercì. Stasera ho danzato per voi. Jeanne"

Il protagonista del ritratto rimase in piedi, immobile quasi quanto il Fantasma del disegno; e, dopo aver letto e riletto più volte quella frase di poche ma intense parole, il cuore di Erik si aprì come un lucchetto che trova la sua chiave, e una lacrima nacque da suo occhio sano, accarezzandogli la guancia pallida, e morendo sulla carta.
Non sapeva cosa dire, o meglio, non riusciva a trovare le parole per esprimere quello che stava accadendo nella sua mente, come nella sua anima: nessuno, proprio nessuno, gli aveva mai fatto un dono; mai un regalo spontaneo.
Nessuno aveva mai avuto il coraggio di ritrarlo su di una tela, o su di un foglio, senza fuggire sopraffatto dall'orrore.

In un gesto aggraziato e pieno di calore, come se tra le sue mani si trovasse lei, appoggiò il disegno sul candido panciotto del frac e lo strinse forte a sè con entrambe le mani, mentre una seconda lacrima viaggiava lungo il suo viso, e si regalava al vento, il cui soffio si era fatto più intenso.




[* :Per specificare di che Erik stiamo parlando u.ù]

causa università e tram-tram giornaliero non l'ho continuata T_T

[ommioddio °_° ho scritto così tanto?? OO]

Edited by voodoogirl89 - 24/1/2009, 16:16
 
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Kastania
view post Posted on 13/1/2009, 15:36




Un peccato che tu non l'abbia proseguita!
 
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Rubigna Chastenay
view post Posted on 13/1/2009, 19:17




Mio parere? Meraviglioso... Mi piacerebbe pubblicare una raccolta di fan fiction sul Phantom of the Opera.
 
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Kastania
view post Posted on 14/1/2009, 09:29




Se vi va quando ho un attimo di tempo inizio a postare anche le mie. :)
 
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Rubigna Chastenay
view post Posted on 14/1/2009, 12:08




Certo che ci fa piacere.
 
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voodoogirl89
view post Posted on 24/1/2009, 15:44




huahua posta posta *-*
[QUOTE=]Un peccato che tu non l'abbia proseguita![/QUOTE]
cosa ti dice che non l'abbia fatto? huhu xD
non faccio mai cadere i miei personaggi nell'oblio dopo averli creati: continuo a pensare a come sviluppare u.ù
 
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voodoogirl89
view post Posted on 24/1/2009, 16:17




ho ripulito dei difetti e degli errori di battitura questa parte di fan fic che avevo postato u.ù ce n'erano fin troppi xDDD
 
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viky_a_846
view post Posted on 9/5/2009, 13:43




dai dai continua,ti prego,è bello l'inizio
 
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Diana92
view post Posted on 22/6/2009, 10:29




x piacere, sto morendoi dalla curoisità continua a postare
 
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voodoogirl89
view post Posted on 20/7/2009, 23:11




uh, i fans *-* xD
Ho continuato, ma momentaneamente non ho il quaderno a disposizione per copiare qui la continuazione .-.
Cercherò di farlo al più presto <3 Grazie dell'interessamento, sono onorata xD
 
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9 replies since 20/10/2008, 21:45   317 views
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