Cats & Toasts and Theatre of Blood, 2 Fanfiction su Sweeney Todd... dove incontrerete anche Erik

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+PumpkinQueen+
view post Posted on 7/9/2008, 22:45




Eccola qua...^^ *inizio postando solo Cats&Toasts che è già lunga da sola... poi quando ho finito anche Theatre la aggiungo... metto sotto spoiler perchè sono quasi 20 pagine!*

So che non è una fanfic sul fantasma, la prima diciamo che non lo è per niente, ad eccezione dell'ultimo capitolo dove appunto Erik fa la sua "comparsa"... per vederlo all'opera in tutto il suo splendore dovrete attendere Theatre of Blood *già il titolo promette bene no?^^*

Hihih... la inserisco a vostro rischio e pericolo...

SPOILER (click to view)
Title:CATS & TOASTS
Write by: Tyrande Whisperwind - +Insidia Eventyr+ (forumcommunity-forumfree)
Based on: Sweeney todd the demon barber of fleet street by Tim Burton
Original Character: Mayam (M.W.S.C Production)
Guest star (last chapter): Erik from "Phantom of the Opera"
Content: gothic, romance, drama, comic, horror.


SE NON AVETE VISTO IL FILM SWEENEY TODD NON LEGGETE QUESTA FAN FICTION PERCHE' CI CAPIRETE MOLTO POCO & CONTIENE SPOILER!
NON E' ADATTA NEANCHE ALLE PERSONE SENSIBILI O FACILMENTE IMPRESSIONABILI, IN QUANTO CONTIENE SCENE VIOLENTE E SANGUE!
LEGGETE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!



Si colloca all'incirca a metà della storia del film, prima che Todd metta le mani su Turpin e prima che Anthony porti via Johanna dal manicomio, ovvero quando Sweeney e Mrs Lovett portano avanti tranquillamente la loro... attvità.


Enjoy it!

Le cose stavano andando decisamente per il verso giusto, pensò Mrs Lovett impastando energicamente il preparato di uno dei suoi fenomenali pasticci, divenuti da qualche mese a quella parte i più richiesti di tutta la città.
Davvero non poteva lamentarsi, aveva ottenuto tutto ciò che desiderava: il suo negozio andava a gonfie vele, Toby si stava affezionando a lei come ad una vera mamma ( e questo, le faceva immenso piacere, anche se al suo "compagno" non andava molto a genio l'idea di avere un marmocchietto in giro per casa che si scolava tutte le sue scorte di gin )... ma soprattutto, la cosa che la rendeva più felice in quel momento era proprio il fatto di essere riuscita ad attirare l'affascinante signor Todd nelle sue grinfie.
L'idea di utilizzare la carne dei clienti come ripieno per i pasticci era stata sua, e Todd aveva apprezzato questa sua proposta con un'entusiasmo che la aveva sorpresa. Sorpresa per il fatto di essere riuscita a trovare una persona con le sue stesse mire... beh, disse tra se e se passando amorevolmente il mattarello sulla sfoglia sottile e friabile, "Dio li fa e poi li accoppia", forse era destino che quella sciocchina di Lucy avesse fatto la fine che meritava.
Sulle labbra carnose della fornaia si stirò un sorriso pieno di soddisfazione mentre i suoi pensieri vagavano di nuovo in direzione del suo adorato Sweeney. Così bello, con quell'aria misteriosa e quegli occhi penetranti che le facevano gelare e ribollire al tempo stesso il sangue nelle vene. Paura, paura mista ad una profonda e cieca ammirazione, ad un profondo ed incomprensibile amore avvolto in una cappa nera come il cielo di Londra.
Anche se Sweeney aveva cercato di tenere lontano i ficcanaso, purtroppo per lui, nel quartiere si stavano diffondendo varie voci sul loro conto e... anche sulla misteriosa identità di quell'abilissimo barbiere spuntato praticamente dal nulla.
Alcune voci sostenevano che fosse un lontano parente della Lovett, altre, più maliziose e anche più vicine al vero, li dipingevano come una coppia di strani amanti.
Ma nessuna, fortunatamente, tirava in ballo il giovane Benjamin Barker, barbiere omicida rinchiuso in carcere 15 anni prima.
Le cose quindi, andavano decisamente bene... e sarebbero andate ancora meglio, quando Sweeney avesse compiuto la sua vendetta e si fosse finalmente liberato di quel fardello che lo ossessionava così tanto, da lasciarlo spesso insensibile alle sue moine e alle attenzioni che lei gli riservava.
Dopo aver ucciso Turpin, Sweeney si sarebbe riconciliato con Johanna, che sarebbe diventata presumibilmente una "sorellina" per il piccolo Toby.
E poi...
Quando tutto sarebbe stato tranquillo, perfetto... allora Sweeney sarebbe stato davvero suo.

...
..
..
O forse no?
C'era una cosa ancora la turbava.. una cosa della quale non osava neanche parlare a Sweeney per paura che si arrabbiasse di brutto.
Nonostante tutti i loro successi, il loro negozio... era ancora il secondo della città.
Per quanto la carne da loro cucinata fosse tenera, succulenta... unica ( XD ) c'erano persone che si rifiutavano di mangiarla. Entravano nell'emporio una o due volte, prendevano un pasticcio e spesso lo lasciavano a metà, oppure ne divoravano solo l'impasto, lasciando intatta la carne.
Forse queste persone, meno affamate e più abituate della povera gente ad avere della buona carne sotto i denti, si rendevano conto che qualcosa in quei pasticci non andava..?
Qualunque fosse la risposta, era ciò che succedeva in conseguenza a questo rifiuto ad innervosirla.
Questi "clienti tentennanti" infatti, ripiegavano inevitabilmente sul negozio di pasticci più vicino... ovvero quello della sua rivale in affari Mrs Mooney.
Avrebbe potuto chiedere a Sweeney di darle una bella rasatina, e proprio come lui si era liberato del suo diretto concorrente Pirelli, anche lei avrebbe potuto far piazza pulita di questa fastidiosa persona.
Ma non trovava mai il coraggio di dirlo. Non se la sentiva di chiedere a Sweeney di uccidere "su commissione" come se fosse un assassino professionista. Lei lo conosceva, forse meglio di quanto lui credesse di conoscere se stesso... e sapeva che nel profondo, sotto quella pelle lattea, quel corpo longilineo, dietro quegli occhi scuri... si celava un cuore di biscotto. ...... ok, un cuore fatto con lo stesso impasto dei suoi pasticci.

Adesso spostiamo la nostra attenzione al piano di sopra... dove troviamo il nostro barbiere alle prese con la sua adorata sedia ribaltabile.
L'uomo che aveva appena spedito a miglior vita era così grassoccio che per un istante Sweeney dubitò che riuscisse a passare dalla botola nel pavimento.
Premette il pedale che faceva scattare il meccanismo ribaltante, che, con un pò di fatica a dire il vero, riversò il suo ex cliente e una bella colata di sangue direttamente nello scantinato.
Il tonfo che fece il cadavere quando si schiantò al suolo fece tremare per un istante i boccali e le bottiglie sugli scaffali della cucina della signora Lovett.
Sweeney sbirciò oltre l'orlo della botola e tese l'orecchio per ascoltare le parole di Mrs Lovett che aveva iniziato a divertirsi commentando il rumore che faceva la spina dorsale dei clienti mentre si fracassava sul pavimento.
- Con questo siamo apposto per tre settimane, tesoro! -
Con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra, e gli occhi cerchiati alzati verso il cielo, Sweeney rialzò lo schienale della sedia e si diresse alla specchiera per controllare di non avere macchie di sangue sulla camicia.
Dovrei iniziare a portarne una rossa... pensò ironico, costatando di avere una bella patacca rossa sul colletto sgualcito della giacchetta.
Ripiegò il lembo macchiato all'interno del gilet marrone come se niente fosse e ripulì il suo fidato rasoio d'argento con lo stesso amore con cui una gattina lecca i suoi cuccioli.
- Clienteee! - lo avvertì prontamente la signora Lovett dal piano di sotto.
Sweeney posò direttamente gli occhi sulla porta a vetri, sperando con tutto se stesso di veder comparire la sagoma del giudice Turpin...
Potete sicuramente immaginare la sua delusione e la sua sorpresa, quando ad aprire la porta fu una strana ragazzina con un gatto spelacchiato e pulcioso in braccio.
Sweeney non staccò neanche per un secondo gli occhi da quella buffa e misteriosa apparizione, mentre lei si richiudeva cautamente la porta alle spalle e si voltava verso di lui rivolgendogli un sorriso indecifrabile.
Era abbastanza alta per l'età che doveva avere, anche se gli abiti sformati e troppo grandi la facevano sembrare un'adulta in miniatura.
Era pallida quasi come lui e la signora Lovett e aveva il fisico di una persona abituata a mangiare poco, e a mangiare essenzialmente quello che trova. Aveva lunghi capelli scuri e lisci, tenuti indietro da un basco di pelle consunta e rattoppata. La cosa sorprendente, erano i suoi grandi occhi azzurri, terribilmente simili a quelli del vecchio gatto pezzato che teneva tra le braccia.
Dopo i primi istanti di silenzio, visto che la misteriosa ragazza non si decideva a parlare, Sweeney le rivolse uno delle sue occhiate interrogative.
- Cosa sei venuta a fare qui? Io non taglio i capelli alle donne. - chiese.
La ragazza non cambiò minimamente espressione, ma cominciò a guardarsi intorno come se stesse cercando qualcosa.
- Allora? Hai sentito quello che ho detto? E non mi occupo nemmeno di animali... - continuò lui osservando con aria disgustata il gatto. Quelle bestiacce li facevano venire in mente i pasticci di Mrs Mooney... e anche quelli della signora Lovett.
Era da qualche tempo, che a forza di vedere tutti questi sformati di carne sfilargli davanti agli occhi, aveva preso in considerazione l'idea di diventare vegetariano. La carne aveva iniziato a fargli veramente schifo.
La ragazza fermò la sua attenzione sulla specchiera, sulla quale erano posati i rasoi d'argento e la ciotola di schiuma per radere. Poi finalmente, trovò quello che cercava.
Sweeney spazientito le si avvicinò con fare minaccioso e stava per farle un urlaccio dei suoi, sperando di spaventare quella povera matta e farla scappare dal suo negozio quando all'improvviso, lei disse:
- E così è vero. Benjamin Barker... è tornato a Londra. -
Sweeney ci rimase di sasso. Chi era quella ragazza? Come faceva a conoscere la sua identità? ... era forse un'altra delle schiavette di Pirelli? A giudicare dal suo livello di "denutrizione" e da come era vestita avrebbe potuto tranquillamente essere sorella di Toby...
Sweeney serrò con forza il rasoio argentato tra le mani. Se le cose stavano così... bisognava chiuderle la bocca per sempre.
Il barbiere stava per scattare, gli sarebbe bastato un paio di passi avanti e un colpo netto. Poi anche questa ficcanaso non sarebbe stata più un problema...
- Sono venuta per proporti un accordo. -
Ancora una volta Sweeney esitò. Il ricordo dell'incursione di Pirelli nel suo negozio riaffiorò alla sua memoria... anche lui voleva un accordo.. una buona parte dei suoi profitti in cambio del suo silenzio...
Ma l'unica cosa che aveva ottenuto era stata il silenzio... il suo silenzio eterno.
La ragazza ammiccò verso di lui e portandosi una mano alla bocca come se stesse per sussurrare un segreto, disse a denti stretti - So cosa succede in questo negozio. So com'è che all'improvviso la signora del piano di sotto ha iniziato di nuovo a procurarsi la carne... - i suoi occhi di ghiaccio erano fissi su Sweeney.
Aveva sentito abbastanza.
Il barbiere si slanciò su di lei, il rasoio aperto e pronto a grondare i suoi preziosi rubini.
La lama squarciò la carne con un rumore sordo, mentre copiose ondate di sangue esplosero in tutta la stanza.
Ma il corpo a cadere a terra esangue e sgozzato non fu quello della ragazza misteriosa.
Un miagolio straziante riempì la bottega del barbiere mentre il povero animale rantolava al suolo con il petto squarciato.
Sweeney fece un balzo indietro, spaventato dall'animale che si stava ancora contorcendo sul pavimento sporco di sangue.
I suoi occhi scuri guizzarono dal corpo peloso del gatto all'espressione impassibile della ragazza dagli occhi gelidi.
Prima che lui potesse colpirla, lei aveva alzato le braccia, esponendo la povera creatura al suo crudele destino.
Sweeney stava di nuovo per tornare alla carica, quando lei di nuovo lo bloccò con le sue parole.
- Se mi ucciderai, una persona di mia fiducia non vedendomi tornare entro stasera, racconterà la tua simpatica storiella della sedia ribaltabile alla polizia... chissà come la prenderanno. -
Sulle sue labbra di piccola bambola di porcellana si allargò un sorriso malvagio, che nemmeno Sweeney sarebbe stato capace di euguagliare.
- Siete ancora interessato al nostro accordo, signor Barker? -

FINE CAPITOLO 1

+

CAPITOLO 2

- Siete ancora interessato al nostro accordo, signor Barker? -
Sweeney rimase silenzioso, mentre le parole della ragazza riecheggiavano nella stanza gelida illuminata soltanto dalla grande finestra obliqua.
Lei sospirò alzando le spalle con un pò di tristezza. La sua casacca color sabbia era imbrattata qua e la del sangue del suo sfortunato gatto... Ma dopotutto se non lo avesse ucciso quel barbiere che aveva di fronte ci avrebbe pensato sua zia Mooney...
- Mi avevano detto che eravate un uomo di poche parole... ma gradirei ricevere una risposta. - proseguì lei avvicinandosi distrattamente alla sedia ribaltabile, passando alle spalle di Sweeney senza il minimo timore.
Con la freddezza di chi è abituato a ricattare e ad intimorire la gente.
Quell'improvvisato strumento di morte l'affascinava, i suoi occhi glaciali assorbirono ogni particolare di quel semplice meccanismo, una normalissima sedia dall'imbottitura rossa e dai braccioli intarsiati con barocche teste di leone. Dopo pochi istanti di osservazione, la giovane aveva già individuato il pedale nascosto su un lato della sedia.
- Oh, quindi è così che funziona...! - esclamò divertita, come se avesse appena trovato la soluzione di un rompicapo, premendo con la punta della scarpa la leva, e restando ad ammirare il meccanismo che inclinava e abbassava lo schienale della sedia.
Sweeney si voltò lentamente, con l'ostentata freddezza che lo contraddistingue e mormorò, con una voce più minacciosa che impaurita - Quale sarebbe questo accordo? - Dentro di se sentiva schiumare la stessa rabbia che lo aveva portato a dare degna sepoltura... hem, degna cottura allo sventurato Pirelli.
- Beh, vedi... - iniziò a dire lei, aspettando che la sedia tornasse automaticamente in posizione e lasciandovisi scivolare sopra per acciambellarvisi come un gatto.
- il mio nome è Mayam Mooney. O meglio... è solo Mayam. Mooney è il cognome di mia zia. Sono sicura che conosci il negozio di pasticci di Mrs Mooney. -
Era un'occasione perfetta. Ma perchè mettersi in pericolo in modo così esplicito? Si era seduta da sola sulla sua sedia nonostante avesse appena visto come funzionava... pensò Sweeney senza quasi prestare ascolto alle sue parole. Era così ingenua...? Pensava che solo perchè lo aveva minacciato di rivelare il segreto della sua bottega? Poteva essere vero che avesse una persona che gli stava osservando e che avrebbe avvertito la polizia se lei fosse morta... ma poteva anche averlo detto solo per spaventarlo... per salvarsi la pelle mentre cercava di ricattarlo.
- Quello che le chiedo, mio caro signor Todd... - la ragazza accavallò le gambe con aria nervosa, vedendo che Sweeney stava pensando a tutt'altro rispetto a ciò che lei stava dicendo.
- Signor Todd.... - si corresse - Signor Barker... non mi è per niente difficile immaginare cosa le stia passando per la testa, ma posso assicurarle che se soltanto si azzarderà a torcermi un solo capello... la sua amata figlia dovrà andarla a ripescare nel Tamigi. -
Al solo sentir pronunciare il nome della sua bambina, Sweeney uscì dal suo stato "meditativo" e rivolgendo un sorriso forzato alla sua giovane ma spietata e così.... informata ricattatrice, disse a denti stretti - Stavamo parlando dell'accordo... cosa vuole? I miei profitti? -
Mayam si passò una mano sul viso con aria sconsolata - No. Se fossi interessata ai soldi andrei a rovinare la vita a qualcuno con un bel conto in banca... non ad un barbiere omicida. Non mi sottovaluti, Signor Todd. -
La ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi alla specchiera e raccogliendo l'oggetto che le aveva confermato il fatto che fosse proprio lui... la persona che cercava.
Tra le mani fasciate dai guanti strappati, teneva il portaritratto d'argento che conteneva le foto di Lucy e di Johanna da piccola, sulle quali erano rimaste alcune macchie di sangue rappreso che nemmeno un buon strofinaccio era riuscito a cancellare.
- E allora cosa vuoi? - sbottò Sweeney senza mollare la presa sul suo rasoio.
Mayam si voltò con un sorriso malizioso stampato sulle labbra screpolate, mentre i capelli neri le scivolavano lungo i contorni del viso - Voglio lei, Signor Todd. -
Se Sweeney fosse stato il personaggio di un cartone animato, sicuramente avreste visto la sua mascella toccare il pavimento, ma fortunatamente Burton non è ancora caduto in queste gag da Looney Toons, perciò la reazione del nostro barbiere fu un'espressione decisamente perplessa, di quelle che solo le tecniche della Stop-motion sanno regalarci.
Con le guance pallide leggermente ( mooolto leggermente ) tinte di un pallido rosa, Sweeney chiese, più sorpreso e incredulo che arrabbiato, stavolta. - C.. come?! -
Mayam scoppiò a ridere, ma non con una risata argentina tipica delle ragazze, ma con un'intonazione malevola - Non intendevo in quel senso mio caro. - precisò rapidamente, mentre Sweeney si lasciava sfuggire un sospiro di sollievo - Ho bisogno della sua... abilità, del suo sangue freddo e della sua deliziosa macchinetta sforna pasticci. -
Il barbiere aggrottò le sopracciglia - Il sangue freddo e l'abilità in cose così losche non sembrano mancarti. - ribattè - Spiegati meglio. -
Mayam alzò i palmi delle mani e disse con l'aria di una bambina capricciosa che spiega agli altri le regole del suo gioco preferito - Le sue osservazioni sono giuste. Quello che le chiedo di fare, potrei farlo benissimo io stessa. Ed è proprio per questo che ho bisogno di un capro espiatorio che si sporchi le mani al mio posto. Lei e la signora Lovett avete un metodo sicuro per far sparire le persone indesiderate ed io... ho bisogno di questo metodo. In parole povere vi chiedo di uccidere una persona al posto mio, perchè non voglio correre rischi. E' difficile far sparire un cadavere qui nel bel mezzo di Londra. -
La sua ultima frase fece tornare in mente a Sweeney la minaccia che gli era stata rivolta qualche attimo prima riguardo a Johanna... perchè uccidere una ragazza di "nobile" famiglia ( o per lo meno, sotto la disgustosa protezione di un giudice ricco e famoso ) sarebbe stato più facile che compiere quest'altro omicidio?

Al piano di sotto, la Signora Lovett aveva appena finito di spogliare di tutti i suoi averi lo sventurato cliente che Sweeney aveva spedito nella stanza del forno qualche minuto prima.
Mentre procedeva con il lavoro, non si era resa conto di quanto tempo fosse passato da quando il secondo cliente era salito... ma quando gettò uno sguardo all'orologio appeso alla parete si rese conto che era passata più di mezz'ora.
Controllò di nuovo la botola sul soffitto, era perfettamente chiusa e al di sotto di essa non vi erano cadaveri. La cosa la sorprese, Sweeney non aveva ancora ucciso la persona che era salita nel suo negozio? Forse non aveva potuto? Oppure... oppure...
Se fosse stato il giudice Turpin? Sweeney avrebbe sicuramente riservato a quest'ultimo una fine molto lenta e dolorosa.., ma perchè sarebbe dovuto tornare dopo aver saputo del piano di Anthony e Johanna di scappare insieme?
Il silenzio interrotto solo dal crepitare del grande forno la avvolse come una cappa scura.
Un pò preoccupata da tutte queste strane coincidenze, la signora Lovett uscì dalla buia sala del forno e si avviò su per le scale raggiungendo la cucina. Tese l'orecchio e avvertì dei mormorii provenire dal piano di sopra.
Sweeney e il suo cliente stavano ancora parlando.
Ma chi poteva essere? Anthony forse?
Attanagliata dai dubbi, Mrs Lovett afferrò uno dei coltellacci che usava nella sua cucina e lo nascose nella tasca del grembiale bianco... dopo l'incursione di Pirelli, aveva iniziato a preoccuparsi delle persone che Sweeney lasciava in vita per troppo tempo.

- I casi sono due: uccidere una persona e farla ritrovare dopo qualche giorno è una cosa terribilmente semplice. Il tamigi è una buona tomba, ma con le sue correnti e tutti i suoi sbarramenti, prima o poi i cadaveri riemergono. Far sparire completamente un corpo invece... è una cosa che per il momento, solo tu e la Signora Lovett siete capaci di fare. - Spiegò dolcemente la ragazza, con una voce candida che poco si addiceva alle parole crudeli e spietate che pronunciava.
- Per questo ho bisogno di lei. E non solo di lei come persona, ma di tutto il "pacchetto". Diciamo che le sto richiedendo una rasatura con trattamento completo. -
Sweeney lasciò che la ragazza continuasse a parlare. La sua freddezza esteriore lo stava proteggendo da quello che il Benjamin Barker, dolce e amorevole che aveva ancora dentro di se, nascosto ormai sotto la presenza tormentata e oscura di Sweeney, stava pensando.
Neanche lui, neanche il nuovo se stesso che era diventato... sarebbe mai riuscito ad arrivare ad un'azione così efferata, così malvagia.
Così...
Diabolica.
Chissà, se dopo che il nostro "eroe" ricevette l'appellativo di "diabolico barbiere di fleet street", abbia pensato almeno una volta: se io sono diabolico... allora lei che cos'è?

FINE CAPITOLO 2

+

Capitolo 3

La signora Lovett guardò Sweeney sbattersi la porta alle spalle e uscire dalla sua bottega con l'aria di un condannato a morte.
I suoi occhi solitamente limpidi e vivaci, in quel momento erano ridotti a due fessure mentre si posavano sulla smilza ragazzina che in così poco tempo aveva trasformato una tranquilla serata di lavoro in un vero e proprio incubo.
Mayam ricambiò il suo sguardo severo con un alzatina di spalle e tornò ad osservare il meccanismo della sedia ribaltabile, come se stesse mentalmente trascrivendo i progetti per costruirne una nuova.
Mrs Lovett sfiorò con la punta delle dita sottili il manico del coltello da cucina che aveva nel grembiule... se soltanto quella ragazza non avesse tenuto in pugno il segreto di Sweeney e la sua Johanna, ucciderla sarebbe stato un vero piacere.
E non era da escludere... che una volta che il loro accordo fosse terminato, lei e il suo caro Signor T non gliela avrebbero fatta passare liscia.
- Quello che gli hai chiesto di fare è mostruoso. - affermò la Lovett con un'aria stranamente turbata... per una abituata a farcire di carne umana dei pasticci di carne, s'intende.
La ragazza incrociò le braccia - E' una persona come un'altra. Ne avete uccise a decine, dove sta la differenza? -
- Nel fatto che i nostri clienti sono vittime casuali, mentre la tua è una sporca azione di vigliaccheria. - ribattè sprezzante la pasticcera, con i riccioli bruni che le scivolavano sul viso candido.
- Immagino che tra il vostro caro barbiere e il tutore di Johanna.. il giudice Turpin, non corra buon sangue. Direi quasi che avete messo su questa fabbrica di morte sperando di schiacciare qualcuno in particolare tra le sue ruote dentate o mi sbaglio? - l'affermazione acuta di Mayam la lasciò senza parole.
Quello che diceva era solo un'ipotesi... però era un'ipotesi fondata sulla conoscenza di molte cose. Non solo sapeva chi era veramente Sweeney, ma probabilmente, studiando il suo comportamento aveva cercato una motivazione più che valida a tutta la violenza che si consumava nella sua bottega...
Astutamente, subdolamente e soprattutto, con il cinismo tipico di una spietata cacciatrice di misteri... aveva scoperto ogni cosa.
Come aveva fatto? Lei e il suo famoso "complice" come sapevano queste cose? Da chi le avevano sapute...? Come facevano ad arrivare a Johanna se avessero dovuto mantenere fede alla loro minaccia, visto che Turpin la teneva segregata come una principessa nella sua alta torre?
- ... -

Le strade di Londra, buie, umide, sporche e bazzicate dalla peggiore feccia del mondo erano diventate per Sweeney uno spettacolo insostenibile. Ogni volta che vedeva tutta la depravazione e tutta la corruzione... aveva come l'impressione di avere davanti un ritratto di se stesso, di quel crudele Sweeney Todd che aveva soppiantato completamente Benjamin.
Con questa azione poi... con questo che stava per fare, sarebbe diventato egli stesso parte di quel marciume che divorava la fondamenta della città.
No, non ci sono posti come Londra... mormorò tra se e se il barbiere, imboccando una stretta viuzza nella quale aleggiava un odore nauseabondo che saliva direttamente dalle fognature e che gli riportò alla mente il tanfo del camino della loro abitazione.
Con l'umore ancora più nero del solito, Sweeney raggiunse l'indirizzo che gli era stato indicato da Mayam. Era una catapecchia decadente, circondata da una microscopica striscia di terriccio fangoso e stretta tra due alti palazzi popolari con i vetri appannati e unti.
Gli prese un colpo, quando un gatto spelacchiato balzò fuori da dietro un cumulo di immondizia e per poco non gli finì dritto sulle lucide scarpe di pelle. L'animale drizzò il pelo e soffiò al barbiere tenendo indietro le orecchie e puntellando gli artigli nel terreno come se attendesse da un momento all'altro di essere aggredito, poi dopo aver fatto uno scatto indietro sparì di nuovo nell'immondizia.
I gatti del quartiere non erano più sufficienti a quanto pareva. Commentò avviandosi silenziosamente lungo il vialetto sconnesso che dava accesso alla decrepita abitazione.
Decine e decine di paia di occhi gialli come lanterne seguirono i suoi movimenti senza allontanarsi dalle ombre che li tenevano nascosti.
Alcuni gatti corsero davanti alla porta d'ingresso prima che Sweeney potesse bussare. Maledette bestiacce! ringhiò sommessamente assestando un calcio ad una delle schizzofreniche palle di pelo che per tutta risposta inarcò la schiena e scappò nelle tenebre.
Dopo pochi attimi di attesa, durante i quali Sweeney ebbe la spiacevole sensazione di starsi per cacciare in un guaio decisamente troppo grande perfino per lui, la porta si aprì cigolando sui cardini mal oliati.
Nel vano dell'uscio, apparve una smilza donna avvolta in un consunto abito azzurro che fasciava a stento il suo corpo scheletrico e cascante, più simile a quello di un vecchio avvoltoio che a quello di un essere umano.
La sensazione di trovarsi davanti ad un volatile spennacchiato era accentuata dal suo orribile capello in tinta, "abbellito" con una serie di lunghe piume di struzzo.
- Che cosa volete a quest'ora? Altri pasticci? - sbottò la donna inarcando uno dei sopraccigli sottili.
Sweeney rammentò quello che Mayam gli aveva detto e rispose di conseguenza - No... ma è a proposito del vostro emporio che sono venuto a parlarvi. -
La donna curvò la testa su un lato guardando il misterioso visitatore attraverso le lenti degli occhiali, spesse come due fondi di bottiglia. - Ah, ma io vi conosco...! Voi siete il vicino della signora Lovett, non è vero? -
Sweeney cercò di rivolgerle un sorriso confortante, ma aveva smesso di sorridere da così tanto tempo che l'espressione che si dipinse sulla sua faccia sembrava tutt'altro che confortante.
- Proprio così, Mrs Mooney. Ed è appunto a proposito della mia vicina che sono venuto a parlale. Anche voi siete del mestiere... e forse sarete in grado di aiutarmi. - le parole gli uscivano a fatica dalla bocca.
E pensare che da piccolo avrebbe voluto fare l'attore di teatro..! Recitare quella parte così scomoda gli risultava quasi impossibile, in parte per il nervosismo e in parte, perchè essere gentile, era una delle ultime cose che avrebbe voluto fare.
Mrs Mooney s'illuminò, quando recepì quello che le era stato detto. Ovviamente, proprio come Mrs Lovett provava astio nei confronti della sua concorrente, anche quest'ultima non sopportava il fatto che la "nuova arrivata" le soffiasse tutti i clienti.
- Cosa state dicendo Signor... - ci pensò un attimo - Signor Todd? -
Sweeney cercò di sembrare dispiaciuto per ciò che stava dicendo - Mi rincresce dover parlare alle spalle di Mrs Lovett in questo modo... ma dopo quello che ho visto accadere giù nel suo negozio sto iniziando a temere che ci sia qualcosa di molto losco nei suoi affari. -
La donna ascoltò attentamente. Era vero allora? La voce che da un pò di tempo circolava sull'improvviso ritorno in auge dell'emporio della Signora Lovett?
Circolavano varie storie... una delle quali, la più accreditata, era quella raccontata da una mendicante un pò svampita che chiedeva elemosina in quel quartiere e che riguardava le origini misteriose della carne che veniva servita nei pasticci... e sul terribile odore che usciva dal camino.
Le voci parlavano di stregoneria... di un patto con il diavolo, per poter mandare avanti un'attività che aveva lo scopo di corrompere gli uomini.
- Signor Todd mi sta spaventando. - disse lei, fingendo di essere turbata da quella notizia. Ma in realtà, scoprire cosa trafficava la sua rivale era decisamente allettante. - La prego, mi dica che non si riferisce alle voci che circolano sulla signora Lovett! -
Sweeney si appellò a tutta la sua forza per costringere i suoi muscoli facciali ad assumere un'espressione inoffensiva - Non so esattamente cosa si dica in giro... ma ho scoperto l'esistenza di una strana macchina, nascosta dietro uno degli scaffali della mia bottega. Questo macchinario è collegato alla stanza del forno al piano di sotto... ma non riesco a capire a che cosa serva. Però mi creda... - Sweeney premette molto sulle sue poche parole successive, dando alla sua voce un tono solenne e al tempo stesso misterioso - ... quel meccanismo sembra essere stato sputato dalla bocca dell'inferno. -

Mayam scese le scale che collegavano la strada alla bottega del barbiere e si allontanò silenziosamente, mescolandosi tra la folla e sparendo in pochi secondi dalla vista di Mrs Lovett che continuava a seguirla con gli occhi dalla cima della scalinata.
La ragazza svoltò rapidamente in una strada poco affollata e lì si lasciò silenziosamente scivolare contro il muro, traendo un sospiro. Era riuscita a far credere a quei due di avere in pugno la situazione! Quando in realtà era sola... sola come sempre in una delle sue missioni impossibili per cercare disperatamente di cambiare il corso delle cose. Le sue labbra sottili furono distorte per un attimo da un sorriso esaltato. Non aveva nessun complice.
Se Sweeney la avesse uccisa nessuno sarebbe venuto a saperlo. Sarebbe soltanto sparita... sparita perchè lei, a tutti gli effetti non era mai esistita.

FINE CAPITOLO 3

+

Capitolo 4:

Mrs Lovett scese le scale tenendo con le mani i bordi del lungo vestito spiegazzato e si affrettò a raggiungere il suo emporio chiudendosi furtivamente la porta alle spalle dopo essersi assicurata di non essere vista da nessuno.
Seduto al tavolo della cucina, c'era Toby, il ragazzo che lei e Sweeney avevano praticamente adottato quando il suo vecchio "padrone" Adolfo Pirelli era passato a miglior vita. Il ragazzino se ne stava con i gomiti sul tavolo e le gambe magre piegate sullo sgabello, nel piatto davanti a lui erano rimaste solo alcune briciole di pane e l'orfanello scrutava con aria vacua il fondo di un boccale vuoto... mentre poco distante da lui c'era una bottiglia di Gin rovesciata.
Mrs Lovett sapeva che non era certo il momento di perdersi nei suoi dolci atteggiamenti materni nei confronti del ragazzino, la situazione era decisamente spinosa però... trovandosi davanti a quella scenetta così miserabile e buffa, non seppe trattenere uno dei suoi sorrisi. Si avvicinò al bambino che sollevò a malapena gli occhi arrossati verso di lei per continuare a godersi lo stato di "sbando" datogli dal forte alcolico.
- Devi smetterla di attaccarti in questo modo alle bottiglie, ragazzo. Non ti fa bene. - lo rimproverò Mrs Lovett carezzandogli energicamente la testa e scompigliandoli i corti capelli bruni.
- Mmmh... - mugolò Toby girandosi dall'altra parte e continuando a sonnechiare.
La fornaia sospirò e si avvicinò alla finestra a vetri che dal suo negozio dava sulla strada, attraverso i vetri appannati e unti riusciva a scorgere l'insegna del negozio di pasticci di Mrs Mooney. Perchè una fornaia dovrebbe vivere lontana dal suo negozio come aveva detto Mayam? Era piuttosto bizzarro.
La donna si voltò di soprassalto quando Toby, continuando a mugolare, si girò di nuovo cercando una posizione comoda per continuare il suo "viaggetto" nel fantastico mondo dell'alcolismo infantile.
Un'idea attraversò la mente dell'astuta complice del nostro Barbiere come un lampo. Toby sarebbe stato sicuramente molto utile... tanto da poter essere la chiave per la soluzione del loro problema.

Sweeney si sentiva sempre più nervoso. Non era abituato ad uscire molto dalla sua bottega e era così ansioso di tornare a "casa" per concludere quello sporco affare che spesso si trovava a camminare talmente velocemente che la sventurata ed ingenua Mrs Mooney era costretta ad implorarlo di rallentare un pò il passo.
- Scusatemi. - mormorava lui a denti stretti e si fermava per qualche istante ad aspettarla, con gli occhi scuri che guizzavano da una parta all'altra, osservando le ombre che sembravano volergli aggredire in quelle strette strade di Londra.
- Signor Todd è sicuro che sia una buona idea andare adesso nella bottega di quella Strega? - chiese intimorita Mrs Mooney calcandosi il cappello azzurro sulla testa, mentre dei sottili riccioli scuri striati d'argento le scivolavano sul viso incavato.
- Non entreremo neanche nell'emporio della mia vicina, signora Mooney. Passeremo dalla scala esterna e raggiungeremo il mio salone. Da li potrò mostrarle senza alcun rischio che quella... - Sweeney cercò di trovare un aggettivo adatto per definire la sua compagna - che quella... quella donna - disse dopo averci pensato un pò su e aver eliminato uno ad uno le possibili denominazioni di Mrs Lovett - possa anche solo essere a conoscenza della nostra presenza. -
- E non crede che sarebbe più sicuro chiamare subito una guardia? Potrebbero dire di essere stati chiamati per un controllo della sanità... il giudice Turpin e il suo vassallo Beadle Bemford si occupano di queste cose.-
al solo sentir nominare il giudice tanto odiato e tanto.... atteso, Sweeney ebbe un sussulto. Quasi come un animale che fiuta una preda e scopre le zanne, allo stesso modo il barbiere aveva istintivamente portato le dita al manico del rasoio.
- Perchè scomodare il nobile giudice... - iniziò a dire Sweeney sibilando sommessamente - prima di essere certi che ci sia effettivamente qualcosa di cui preoccuparsi? forse mi sto sbagliando.. forse Nellie Lovett non ha fatto nulla di male. - sospira - però come posso esserne sicuro? -
Mrs Mooney cercò di sembrare comprensiva - posso capire il suo stato d'animo signor Todd. Andiamo, ma cerchiamo di fare presto... questa situazione non mi piace -

Mayam guardò l'ultimo raggio di luce spegnersi all'orizzonte, nascostro tra due camini di un grande palazzo signorile. La sua "abitazione" se così la si poteva chiamare era un attico abbandonato a pochi passi da Hyde park. L'edificio era andato da tempo in rovina e solo vagabondi e mendicanti vi si rifugiavano la notte per scaldarsi bruciando qualche vecchio mobile ammuffito
La soffitta era essenzialmente vuota, vi erano solo alcuni cassettoni di legno e un ammasso di coperte polverose, sul quale la ragazza stava distesa, con uno scheletrico gatto nero come i suoi capelli acciambellato in grembo.
tutt'intorno nelle tenebre della stanza, altre figure feline e altri occhi fiammeggianti sgusciavano negli angoli più bui miagolando e soffiandosi a vicenda.
Nonostante sapesse di essere fuori pericolo, il suo cuore non sembrava voler smettere di rallentare il battito. Aveva mantenuto così a lungo la calma quando era nella tana del leone che adesso le sembrava impossibile riuscire a farlo. Adesso che era al sicuro, senza rischiare... adesso aveva paura. Ma se tutto fosse andato secondo il suo piano, se Sweeney avesse fatto sparire per sempre la signora Mooney.. sua zia Mooney allora tutto sarebbe stato diverso.
Lei che non era mai esistita agli occhi del mondo, che era sempre stata solo una povera disgraziata avrebbe avuto ciò che le spettava. Chissà... forse con la sua eredità sarebbe riuscita a fuggire lontano da lì, a scappare da quel maledetto pozzo nero chiamato Londra... chissà, forse avrebbe trovato un bravo ragazzo e si sarebbe sposata con lui e avrebbero vissuto insieme in campagna.
Ma prima... prima lei avrebbe dovuto dare al mondo e a se stessa una prova della sua esistenza.
Lei avrebbe potuto essere ricca, indossare abiti di broccato azzurri e passare la vita come una principessa... eppure, nel momento stesso in cui era nata, qualcuno si era preso la briga di farla sparire. Nessuno sapeva chi lei fosse, tutti credevano che si chiamasse Mayam Mooney e che i suoi genitori fossero morti lasciandola in affidamento alla zia... ma le cose non andarono affatto così.
Era passato poco tempo da quando aveva scoperto la verità... e questa verità le faceva male da morire.

Sweeney aprì galantemente la porta del suo negozio alla decrepita Mrs Mooney che immediatamente entrò, con un'aria guardinga e sospettosa celata nel suo aspetto da volatile spennato.
- Dov'è il macchinario signor Todd? - chiese lei immediatamente, sempre più a disagio dalla tetra atmosfera che aveva improvvisamente avvolto il gelido salone.
La poltrona rossa al centro della stanza sembrava brillare, come se la stoffa che la ricopriva fosse ricoperta di tante piccoli rubini.
- Buonanotte, Mrs Mooney. - sussurrò Sweeney spingendola bruscamente in avanti e sguainando il rasoio con una mossa così teatrale e precisa da ricordare quella di uno spadaccino medioevale.
Ancora una volta, sangue innocente finì per tingere di rosso la sua camicia candida.
- Devo decisamente iniziare a portarne una rossa. - mormorò sconsolato premendo il pedale della sedia meccanica.
Volevate vedere il meccanismo del Demonio, Mrs Mooney...?

FINE CAPITOLO 4

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CAPITOLO 5

Mrs Lovett finì di dare istruzioni a Toby e si assicurò che il ragazzo dopo essere uscito, si stesse effettivamente allontanando dalla casa, quando un tonfo sordo la fece sobbalzare. Quando era abbastanza vicina alla scala che portava alla sala del Forno riusciva a sentire il rumore dei clienti che precipitavano giù dalla botola...
Sweeney era rientrato? E chi aveva ucciso? ... forse... aveva già completato il compito che Mayam gli aveva assegnato?
Per liberarsi da tutti quei dubbi, la fornaia aprì la porta di ferro che dava accesso alla stanza sotterranea e scese rapidamente le scale alzando il vestito per evitare di inciampare.
Alla fioca luce ambrata emessa dalla grata dell'enorme forno a legna, Mrs Lovett scorse la sagoma di un corpo che ancora si contorceva in un lago di sangue, reso incandescente dal riflesso delle fiamme.
Alzando la lanterna ad olio che si era portata appresso, Mrs Lovett potè costatare come la missione fosse stata compiuta. E anche se non le andava affatto giù l'idea che Sweeney fosse stato manovrato dalla prima ragazzina che capitava, sulle sue labbra carnose non potè che dipingersi un sorriso, quando si rese conto che l'ultima cosa che la sua rivale in affari avrebbe visto, sarebbe stata proprio la sua espressione trionfale.
Mrs Mooney ebbe un ultimo sussulto e poi si accasciò sul pavimento di pietra... decisamente morta.
- Così almeno quei poveri gattini potranno vivere in pace. - commentò lei, afferrando per le spalle la vecchia donna in abito blu e accatastando il suo corpo sopra quello dell'ultimo cliente di Sweeney che, a causa degli eventi delle ultime ventiquattr'ore, non era stato ancora preparato per il tritacarne.
Prima di salire di nuovo al piano di sopra, Mrs Lovett raccolse da terra il cappellino azzurro della sua ex rivale e se lo mise in testa raccogliendovi i riccioli bruni. Si chinò sulla pozza di sangue fresco e ammirò come se si stesse rimirando in uno specchio qualsiasi, la sua immagine riflessa sulla superficie rossastra ed increspata.
Sono almeno tre volte più bella di Lucy. Commentò mentalmente avviandosi su per le scale con calma. Più bella e sicuramente più intelligente. Era possibile che quella sfacciata di Mayam tornasse qualche tempo dopo con la stessa minaccia e un'altra vittima da mietere, dopotutto mica voleva sporcarsi le mani lei... ma forse c'era una speranza per cavarsi da quell'impiccio. Continuare l'attività sapendo che c'era in giro una persona che conosceva il loro segreto era troppo rischioso. Mayam doveva essere eliminata a tutti i costi... ma come? Se il suo ricatto era vero, se veramente avesse avuto i mezzi e la possibilità di fare del male a Johanna o di raccontare tutto alla polizia, cosa avrebbero potuto fare...?

Mayam si sintemò la sottile gonna nera bordata di bianco e entrò a casa Turpin al seguito delle altre cameriere. L'abitazione era ricca e sontuosa, una casa in perfetto stile vittoriano, dalle decorazioni particolareggiate, dagli arazzi pregiati e dagli scaffali forniti di libri... che decisamente non avrebbero dovuto essere lì.
Le altre cameriere erano decisamente sconvolte dal tipo di "letture" che il giudice si concedeva di tanto in tanto, ma lei non vi dava troppo peso. Alla fin fine, era solo l'ulteriore riprova che Turpin fosse solo un povero disgraziato con qualche grave problema ormonale... e davvero non era di suoi interesse approfondire l'argomento.
- La colazione per la signorina è pronta - la informò la governante, indicandole il tavolo sul quale era posato un vassoio d'argento con il coperchio.
- Gliela porto subito. - rispose Mayam sorridendo, con uno di quei sorrisi spaventosi che solo lei era capace di fare.
Si arrampicò lentamente su per le scale fino a raggiungere la stanza della pupilla del giudice. Johanna.
Aveva detto a Sweeney di avere un complice e questo non era vero, ma se avesse voluto spedire Johanna all'altro mondo sarebbe stata tranquillamente capace di farlo. Magari la avrebbe uccisa come si era uccisa sua madre... con una bella dose di arsenico nella colazione della mattina.
Come faceva lei a conoscere tutte quelle cose? Ad essere al corrente di eventi che avevano addirittura preceduto la sua nascita?
Non era stato molto difficile, considerando che si aggirava per la casa del Giudice fin da quando era molto piccola. Aveva avuto tutto il tempo per mettere insieme i vari pezzi, partendo dalla storia che si raccontava in giro, a quella che di tanto in tanto quella pazza della mendicante si metteva a farfugliare, e unendo il tutto con le parole che spesso aveva sentito pronunciare dallo stesso giudice e dal suo leccapiedi.
Se solo Turpin fosse stato un pò più sveglio, avrebbe capito che quel barbiere altro non era che l'uomo al quale aveva distrutto la vita.
Lei per assicurarsi che fosse davvero lui aveva iniziato ad osservarlo, vedeva clienti entrare nella bottega e non uscirvi ,mai più. Vedeva l'emporio della signora Lovett tornare fiorente come un tempo... Pirelli sparire dalla circolazione, vedere quello sciocco marinaio andare su e giù tra casa Turpin e Casa Todd... non ci voleva una mente superiore, solo un pò di attenzione.
Per scoprire il segreto della sedia meccanica poi, era bastata una semplice incursione. Considerando che quella di Todd era a tutti gli effetti una bottega, la porta era sempre aperta... anche quando lui e la Lovett erano in cantina a smembrare i clienti.
Facile.
- Signorina Johaaaanna...? - la chiamò Mayam aprendo la porta della sua stanza e ritrovandosi come ogni mattina da quasi cinque anni, davanti a colei che sembrava essere tutto il suo opposto.
Johanna era piccola, minuta, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi grandi e dolci, buona un vero angelo. Lei, tanto per cambiare era alta e ossuta, con i capelli neri e unticci, gli occhi di ghiaccio che spaventavano chiunque, cattiva, cattivissima anzi. Un vero demonio.
- Ti ringrazio Mayam ma oggi non ho fame. - le disse immediatamente la candida fanciulla rivolgendole uno sguardo con i suoi occhi lucenti.
Mayam posò la sua attenzione sulla stanza. Alcuni cassetti erano aperti e diversi abiti erano stati impilati sul letto pronti ad essere infilati in una capiente valigia.
Gli occhi gelidi di Mayam si fissarono contro quelli di Johanna - Cosa stai facendo? - le chiese con un'intensa nota d'ira nella voce.
La pupilla di Turpin rimase per un attimo incerta su cosa rispondere, sul suo viso chiaro si era creato un intenso alone di paura. Mayam la aveva scoperta... e se lo scopriva lei presto anche Turpin lo avrebbe saputo! Doveva assolutamente inventare una scusa plausibile!
- Cosa stai facendo?! - sillabò insistentemente Mayam chiudendosi la porta alle spalle.
- Il signor Turpin mi accompagnerà in un piccolo viaggio. - riuscì a dire finalmente la sventurata ragazza, essendo certissima che qualsiasi cosa avesse detto... ormai fosse tutto finito.
- Oh certo. - sbottò Mayam sbattendo violentemente il vassoio su un cassettone - non vi ha mai fatto uscire da qui e adesso, all'improvviso, così da un momento all'altro vi porta a fare una gita in campagna eh? - continuò sarcasticamente lei.
- Non credo proprio, mia piccola Johanna. - ringhiò Mayam spalancando la porta. - Certe volte mi chiedo come fai ad essere sua figlia... - queste furono le ultime parole che Johanna riuscì a sentire, prima che Mayam chiamasse a gran voce il giudice e il suo tirapiedi e che tutti i suoi sogni finissero per spegnersi in una gelida cella del manicomio.

FINE CAPITOLO 5

+

Capitolo 6
- Sono estremamente soddisfatta del vostro lavoro, signori miei. - si complimentò Mayam il giorno successivo, quando la Signora Lovett come prova dell'assassinio che avevano appena compiuto le posò davanti un vassoio di pasticci fumanti e il cappello piumato e chiazzato di sangue che era appartenuto all'ormai... cotta e fragrante Mrs Mooney.
La ragazza prese in mano uno dei pasticci dalla crosta dorata e lo scrutò sorridente - E' incredibile che la gente mangi davvero questa roba. - commentò ironicamente addentando la crosta - Mia zia ha un sapore davvero terribile, spero per il vostro emporio che gli altri clienti siano più succulenti di lei. -
Sweeney assistette impassibile alla scena. Il pensiero di eliminare Mayam continuava a tormentarlo... quella ragazza lo aveva minacciato, aveva minacciato di svelare il suo segreto e di toccare la sua Johanna... non aveva mai perdonato nessuno nella sua vita, e non aveva intenzione di farlo ne adesso ne mai.
Però Mayam lo sorprendeva.
- Sei veramente disgustosa. - commentò Mrs Lovett asciugandosi la fronte con il dorso della mano, mentre Mayam si ripuliva la bocca sottile dalle briciole. - Detto da parte vostra, lo considero un complimento. - ribattè prontamente afferrando un secondo pasticcio e infilandolo nella sua bisaccia consunta. - E' stato un piacere fare affari con voi. - continuò serenamente la ragazza facendo per andarsene, ma Mrs Lovett la trattenne afferrandola per un braccio.
Mayam le rivolse uno sguardo gelido - Che vuoi? - sbottò infastidita.
La pasticcera incurvò le spalle - Voglio sapere perchè.
Sul viso smunto di Mayam si dipinse un'espressione sorpresa - Ha importanza? Ti sei liberata della tua rivale, Signora Lovett. Il motivo che mi ha spinto a farla uccidere non ti riguarda. -
- Ma riguarda me, il fatto che tu abbia minacciato Johanna. - la interruppe bruscamente Sweeney puntanto su di lei gli occhi scuri come due pozzi di tenebre.
Mayam si trovò spiazzata, adesso non aveva più neanche quell'asso nella manica... dopotutto aveva fatto si che la piccola pupilla dai capelli biondi fosse spedita in manicomio... ma Sweeney certo non sapeva che era stata lei a scoprire la fuga progettata Johanna con Anthony..
-Si, ti riguarda e riguarda molto da vicino anche me e i miei interessi. - proseguì la ragazza riuscendo a trovare il coraggio di parlare. - C'è un ultima cosa che potremo fare insieme, un'ultimo lavoro che porterà giovamento ad entrambi. E questa volta... non ci saranno ricatti. -
Sweeney ascoltò attentamente le sue parole - Credo di capire dove vuoi arrivare. Continua. -
- Ma Signor T... - cercò di interromperlo Mrs Lovett per evitare che il barbiere cadesse di nuovo in una delle subdole trappole tese dalla ragazza, ma Sweeney la fece tacere con un gesto brusco.
- Così come posso arrivare a Johanna... posso arrivare anche a Turpin. - disse Mayam con un sorriso. - La cosa vi interessa, Signor Todd? -
- Possiamo avere Turpin anche senza il suo aiuto, tesoro. - insistette Mrs Lovett afferrando Sweeney per un braccio sperando di convincerlo.
- Lasciamola parlare. - ribattè lui freddo.
Mayam chinò il capo. - Vi darò la gola del Signor Turpin. Voglio solo una cosa in cambio... badate che non si tratta di un ricatto, ma di una proposta. -
Sweeney si accigliò, il sangue che gli ribolliva nelle vene alla sola idea di poter mettere le mani e il rasoio attorno al colletto inamidato del Giudice.
- Voglio che non lo ficchiate nel vostro tritacarne ma che mettiate il suo corpo in bella vista, dove tutti potranno vederlo. E prima di ucciderlo, voglio che lo obblighiate a riconoscermi come sua figlia e come la sola erede della sua fortuna. -
Mrs Lovett si portò le mani alla bocca per soffocare un gridolino sorpreso - Allora è vero... -
Sweeney si voltò bruscamente verso la donna - Che cosa? Cosa state farneticando? -
- Turpin non ha avuto solo vostra moglie, signor Barker. Un anno prima che Lucy cadesse vittima delle sue attenzioni c'era un'altra donna ad avergli fatto perdere la testa. - spiegò gelidamente Mayam sorridendo.
- Credevo che fosse solo una delle tante storie che si raccontano qua in città... credevo fosse un pettegolezzo! - si giustificò Mrs Lovett in tutta risposta allo sguardo sempre più confuso di Sweney.
- Diamine, volete spiegarmi esattamente come stanno le cose? - ringhiò lui facendo sussultare entrambe.
- Diversi anni fa... circolava la voce che Turpin avesse sedotto un'altra donna prima di Lucy. - continuò Mayam con un'espressione disgustata.
- Ovviamente si trattava di Mrs Mooney, all'epoca doveva essere bella ed affascinante, non quel relitto umano che avete da poco cotto in forno. Turpin s'invaghì di lei... e lei non respinse certo le avances di un uomo così potente. Divorziò dal suo vecchio marito e divenne la sua compagna. Con gli anni però Mrs Mooney perse la sua bellezza e Turpin tornò a posare gli occhi su altre donne più giovani ed affascinanti, tenendola solo come "riserva" per la sua brama d'amore.
Ma quando Mrs Mooney rimase incinta, Turpin decise di liberarsi di lei definitivamente e di quello che a tutti gli effetti era l'unico erede delle sue fortune. Fece in modo che la relazione che aveva avuto con la donna fosse dimenticata e la bambina che nacque fu spacciata fin da subito per la nipote della fornaia di Fleet Street, famosa per i suoi pasticci di gatto. -
Sweeney e Mrs Lovett rimasero a bocca aperta, mentre il passato e le misteriose origini e intenzioni di Mayam venivano svelate da lei stessa.
- Hai.. hai fatto uccidere tua madre.. - sussurrò la signora Lovett con un nodo alla gola.
- E se tutto va secondo i miei piani, entro domani anche mio padre sarà morto. Dopo che gli avrete fatto firmare un testamento dove lascia tutti i suoi beni a me, riconoscendomi come sua unica erede. Johanna sarà di nuovo tutta tua Sweeney, e io avrò la vita che mi è stata negata. Affare fatto, signori miei? -

FINE CAPITOLO 6

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Capitolo 7

Il piano di Mayam era perfetto, fu costretto ad ammettere Sweeney non poco a disagio. L'astuzia di quella ragazza lo lasciava senza parole. Era un'idea semplice, efficace... infallibile.
Se Mayam poteva arrivare ad uccidere Johanna, ma uccidere Turpin era un'altra storia. Per eliminare la figlia del suo nuovo collaboratore, "l'egregio signor Todd" come si divertiva ormai a chiamarlo da un paio di giorni. le sarebbe stato sufficiente un pò di cianuro, un pò di arsenico... o perchè no, un bel coltello da cucina. Quando lavorava nell'emporio di Mrs Mooney, Mayam aveva imparato a maneggiare lame e serramanici con un'incredibile destrezza, tanto che era capace di usarli per sminuzzare il ripieno dei pasticci e per chiudere una discussione.
E con Johanna non avrebbe neanche discusso...
Ma uccidere Turpin... suo padre, obbligandolo prima a firmare il suo stesso testamento sarebbe stato impossibile per lei.
Un uomo adulto era impossibile da fronteggiare per quanto potesse essere abile con i coltelli... senza contare che sicuramente il messo Bemford sarebbe stato sicuramente al fianco del Giudice.
Dato che Turpin non sarebbe tornato per nessun motivo nella bottega del barbiere dopo aver scoperto che questo era un "complice" dello spasimante della sua protetta... l'unica cosa da fare sarebbe stata portare Sweeney direttamente nella sua casa. Niente di più facile, per una delle innocue cameriere di casa Turpin che possiedono la chiave della porta sul retro.
Quella notte stessa... non una, ma due vendette avrebbero raggiunto il loro sanguinoso culmine.

Toby correva a perdifiato lungo la strada che costeggia hyde park, le istruzioni di Mrs Lovett erano molto chiare... non sapeva perchè dovesse accertarsi di una cosa così strana, però il ragazzino si fidava della donna. Sicuramente avrà i suoi motivi per chiedermi una cosa del genere... forse è per aiutare quel marinaio che ormai da settimane non faceva altro che morire dietro alla bella pupilla del giudice Turpin... non che gli importasse tanto a dire il vero, quale fosse la ragione.
Mrs Lovett gli aveva promesso una dose extra di gin se avesse svolto bene il suo compito, per questo non aveva osato protestare.

La sera calò lentamente avvolgendo Londra nel suo oscuro abbraccio.
Le luci del locale di Mrs Lovett si spensero prima del solito, con enorme disappunto di una grande folla che si ritrovò a bocca asciutta. - Chiusura anticipata stasera... mi dispiace. - si giustificò Mrs Lovett sbattendo letteralmente la porta in faccia ad una massa vociante di clienti.
Mayam se ne stava seduta in un angolo dell'emporio, sulle ginocchia aveva uno scheletrico gatto con un occhio solo e il pelo a chiazze che le stava facendo dolcemente le fusa.
Sweeney andava nervosamente avanti e indietro per la stanza, portando di tanto in tanto la mano al suo rasoio, come se l'istinto omicida che si portava dentro fosse tenuto a freno soltanto con enorme sforzo, e ogni poco cercasse di liberarsi.
- Quanto dobbiamo aspettare ancora? - s'informò freddamente Sweeney continuando a fare le vasche per il salone pieno di tavoli apparecchiati
- Se vogliamo fare le cose fatte per bene... - iniziò a dire Mayam carezzando il gatto - Dobbiamo aspettare le undici. E' a quell'ora che di solito il nostro Giudice si ritira nella sua stanza... dopo essersi divertito un pò con le sue concubine. - spiegò lei con un'espressione disgustata - Povero papà... certe volte mi fa pena... così pena che spero di poter porre fine per sempre alle sue sofferenze. - aggiunse ironicamente senza trattenere una risata e passando le dita sul pelo crespo e pulcioso del gatto.
- Toby non è ancora tornato... - costatò Mrs Lovett un pò preoccupata. Sperava che il ragazzo riuscisse a fornirle l'informazione che aspettava prima che Sweeney partisse per quella sua ultima missione omicida. Mayam sotto questo aspetto si era rivelata utile.. avrebbe permesso al signor Todd di compiere prima la sua vendetta.. e prima questo accadeva, prima avrebbero potuto trasferirsi sulla riva della manica e comprarsi quella bella casa al mare che tanto sognava.
Erano passati tre giorni dalla prima volta che la malvagia ragazza dagli occhi di ghiaccio s'insinuasse nella loro strana vita e nei loro affari... l'inquietudine che pervadeva la pasticcera quando incrociava lo sguardo impietoso della ragazza era ormai svanita. Mayam iniziava ad incuterle meno timore, ma non le andava a genio che Sweeney si lasciasse manovrare da lei così facilmente. Pensava che alla proposta di introdursi di soppiatto in casa del giudice, il barbiere avesse rifiutato scandalizzato dall'idea di un azione così codarda... ma evidentemente lo Sweeney Todd senza scrupoli aveva soggiocato completamente quel poco di ingenuo Benjamin Barker che era rimasto in fondo al suo cuore.
I minuti e le ore passarono e il campanile della vicina chiesa battè le undici.
Senza dire niente, Mayam si alzò facendo scendere il gatto dalle ginocchia e si avviò alla porta dell'emporio. La aprì ed uscì, mentre il micio la seguiva trotterellando.
Sweeney lanciò a Mrs Lovett uno sguardo d'intesa e stava per seguire la ragazza fuori dal negozio, quando all'improvviso Toby entrò di corsa dalla porta sul retro, il fiato corto e la fronte imperlata di sudore per la corsa.
- Signora Lovett... - ansimò debolmente, mentre la donna lo afferrava prima che finisse per cadere.
- Hai fatto quello che ti ho chiesto, Toby? - lo incalzò lei, senza curarsi della stanchezza del povero bambino.
- Sissignora... e non crederà a quello che le dirò...-

Sweeney raggiunse Mayam a passo svelto e la seguì per le buie vie di londra fino all'ampio viale che dava sul parco e sull'abitazione del loro obbiettivo.
- Questo è il documento che deve fargli firmare. - disse Mayam tendendo un foglio logoro e spiegazzato al barbiere - Bada di tenere a freno i tuoi rasoi, perchè se lo ucciderai prima che l'inchiostro bagni questa carta il nostro accordo salterà. Non voglio accanirmi ulteriormente su Johanna.. ma proprio come le altre volte, il mio complice si occuperà di lei se non tornerò entro domani mattina. -
Sweeney prese il testamento di Turpin e lesse il nome di Mayam scritto con un'elegante calligrafia spiraleggiante.
- Prega per te che i miei rasoi non vogliano scattare adesso. - ringhiò il barbiere superandola con una falcata.
Mayam sorrise divertita - Rilassati! Devi goderti questa vendetta... devi goderti ogni singolo istante, ogni goccia di sangue che scorre. Io adesso non sono tua nemica, senza di me non saresti qua stanotte. -
Sweeney ribattè ironico - Su questo hai ragione, sei sulla buona strada per ereditare il mio mestiere. -
La ragazza sghignazzò - Ho altri piani... ad essere sincera. - detto così infilò la chiave nella piccola porta sul retro e introdusse Sweeney nel sontuoso corridoio di casa Turpin.
Le pareti buie coperte da carta rossastra sembravano già grondare di sangue.
- Macavity tu resti fuori. - disse Mayam spingendo fuori dalla porta il gatto spelacchiato.

- Signora Lovett cosa sta succedendo? - chiese Toby, vedendo come la donna fosse a disagio.
- Succede che il signor T è impegnato in un affare molto importante. -
- A quest'ora della notte? - s'interrogò Toby perplesso.
- Diciamo che qualcuno... aveva un urgente necessità di rasarsi. -

Il Giudice Turpin, avvolto in un elegante abito cremisi si stava preparando per coricarsi. Si sciacquò il viso ben rasato e umettato con gocce di acqua di colonia, rimirando il suo viso longilineo e asciutto sulla superficie opaca dello specchio. Come poteva Johanna non trovarlo interessante? Era un uomo così attraente, così giovanile... nonostante l'età. Quella ragazza disobbediente era proprio come sua madre, non aveva gusti in fatto di uomini! Come aveva osato Lucy rifiutare le sue avances? Perchè lo aveva fatto? Nessun'altra donna era riuscita a resistergli prima di allora... la sua mente voluttuosa tornò a pensare alla giovane e affascinante Mrs Mooney, alle belle concubine che lo compiacevano ogni sera...
Sobbalzò terrorizzato, quando riflesso nello specchio oltre al suo viso, vide quello di un uomo alto e pallido, dai lunghi e crespi capelli neri solcati da una scia argentea. Gli occhi neri ed infossati del barbitonsore erano puntati contro quelli riflessi del giudice.
L'uomo di voltò di scatto cacciando un grido per la sorpresa ed il terrore.
- Cosa ci fate in casa mia? Chi diavolo siet...! - le parole di Turpin gli morirono in bocca quando ricordò dove aveva già visto quella faccia, che con un sorriso maligno lo stava scrutando, avvolta in un soprabito color della cenere, con una mano nascosta dietro la schiena. - Voi! Il barbiere di Fleet Street! -

Messer Bemford svegliato dalle grida del giudice si precipitò immediatamente su per le scale dalla sua abitazione, adiacente a quella del collega, spalancò la porta che tante volte aveva attraversato per unirsi al giudice e alle sue concubine nelle loro riunioncine serali... e la attraversò per l'ultima volta.
Mayam lo prese alle spalle, conficcandogli un grosso coltellaccio da cucina dritto in mezzo alle scapole. Il grassoccio messo, cadde a terra con un tonfo sordo, continuando lentamente a contorcersi per qualche istante in preda agli spasimi per poi restare immobile e stecchito sul pavimento di parquet.
La ragazza estrasse il coltello dalla ferita con uno strattone ed osservò la lama intrisa di sangue - Ha ragione Sweeney a volerli ammazzare tagliando la gola... così non c'è divertimento. - commentò ironica ripulendo l'arma dal sangue con un lembo del vestito consunto e raggiungendo lentamente la stanza di Turpin.

- Sono certo che gli anni mi hanno cambiato, signore. Dopotutto il volto di un barbiere, di un prigioniero... di un cane, non deve essere poi tanto memorabile. - sibilò Sweeney a denti stretti, con la lama premuta contro la gola sudaticcia del giudice, già sprofondata di qualche millimetro nelle pieghe della pelle.
- ... Benjamin Barker...! - lo riconobbe improvvisamente il giudice, rivedendo come in un velocissimo flashback il viso roseo e gentile del giovane barbiere che aveva fatto deportare in una sperduta prigione d'oltre oceano ormai quindici anni fa. Ricordò quanto fosse ingenuo, buonista... adesso l'uomo che gli stava davanti non aveva più niente del Barker che aveva conosciuto, odiato, invitidiato.. e al quale aveva strappato ogni ragione di vita.
Quel demone tenebroso che lo stava minacciando sembrava essere uscito direttamente da una storia dell'orrore, i capelli neri e incolti, la pelle bianca come un teschio, gli occhi iniettati di sangue... il demone che lui stesso aveva evocato... adesso era venuto a reclamare la sua anima.
Con la follia e l'odio stampati ferocemente sul viso, Sweeney gridò, alzando la lama con tutta l'intenzione di abbatterla ferocemente sulla gola e sul viso del suo nemico giurato - BENJAMIN BARKEEEEEEEE.....!!!! -
-Ahòòòò, frenaaaa!!! - strillò Mayam afferrandolo per il braccio e riuscendo a deviare il fendente verso il muro e non verso la gola del giudice, facendo conficcare il rasoio nell'intonaco rivestito di carta da parati rossa.
- Calmo, calmo, calmo! Prima l'inchiostro e dopo il sangue, ricodi?! - lo sgridò lei mettendosi le mani sui fianchi come una madre che rimprovera un bambino troppo vivace.
Sweeney staccò violentemente il rasoio dal muro e lo alzò di nuovo per colpire, nei suoi occhi scuri c'erano solo tenebre.

fine capitolo 7

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Capitolo 8 ..::La Fine::..

La lama argentata fendette l'aria con precisione.
Mayam soffocò a stento un grido, quando sentì il metallo sfregiarle la carne delle dita. Balzò indietro in preda alla paura, portandosi istintivamente le mani sfregiate alle labbra per ripulirle dal sangue.
Il testamento di carta pergamena che teneva stretto in pugno svolazzò a terra falciato perfettamente in due trasversalmente e chiazzato qua e la di sangue carboncleo.
Senza dare tempo alla ragazza di rendersi conto di cosa stava per avvenire, Sweeney si voltò ferocemente in direzione del giudice Turpin, che continuava a tenere premuto contro la parete con la mano sinistra.
- Niente più chiacchiere adesso. - sentenziò amaramente affondando il rasoio nella gola del giudice, proprio mentre questo cacciava un altro grido disperato.
Il sangue sgorgò dalla ferita a fiotti, imbevendo completamente le maniche della camicia candida del barbiere, mentre i suoi occhi neri, ridotti a due sottili fessure di tenebra non si staccavano un solo istante da quelli vitrei e ormai estatici del suo accusatore... dell'uomo che aveva distrutto la sua vita... la vita che non avrebbe mai riavuto indietro... la sua lucy... la sua johanna...
Turpin rantolò gorgogliando nel suo stesso sangue tra le mani rosse e gocciolanti del barbiere mentre questo alzava di nuovo il rasoio per accanirsi sul viso di quell'uomo. Il sangue esplose sulle pareti già rosse e sul pavimento, appannò la vista già fosca per la rabbia di Sweeney e chiazzò la sua pelle lattea come la ceralacca che gocciola su una candida missiva.
Una missiva che annunciava la morte.
Mayam in preda all'orrore e nauseata dall'odore così metallico e pungente che si stava diffondendo nella sala cadde in ginocchio per la prima volta, tremante, mentre la sua sicurezza e la sua freddezza abituali lasciavano posto ad un terrore e ad un ribrezzo... che agli occhi dei nostri lettori sapranno forse renderla più umana.
Costrinse i suoi occhi azzurri pieni di lacrime brucianti a distogliersi dalla carneficina che gli stava davanti, a fatica riuscì ad estrarre dalla tasca un fazzoletto consumato e lo avvolse tremante attorno alle mani deturpate.
Nonostante Turpin fosse passato a miglior vita da un pezzo, Sweeney continuò a riversare su di lui il suo odio più profondo cominciando senza alcuna riserva a fare a pezzi quello che ormai, nessuno avrebbe avuto più il coraggio di chiamare corpo. Il rasoio affilato saettava nell'aria come la falce della morte, e dove un tempo vi era solo argento immacolato, adesso una lama infernale grondava rubini e brandelli di carne.
Più che consapevole del fatto che Sweeney aveva perso completamente la ragione, Mayam pensò bene che l'unica cosa da fare fosse darsela a gambe... ma non ce la fece. Se cercava di rimettersi in piedi la testa le girava violentemente e le gambe vacillanti non sembravano in grado di sostenerla. Il putrido tanfo di morte stava penetrando in ogni cosa, nelle pareti, nel soffitto... dentro le sue ossa. Se tornava a guardare in direzione del barbiere e di quell'ammasso di carne da macello che era rimasto davanti a lui la scena si riempiva di rosso. Di viscido, nauseante rosso.
Se si guardava intorno invece, vedeva solo nero.

- La hai portata? - chiese Mrs Lovett ansiosa, rivolgendosi ad Anthony.
- Si... è di sopra nella sala del signor Todd assieme a Toby... a proposito, dov'è il signore? - chiese il marinaio con il fiato ancora corto per i pericoli che aveva appena corso al manicomio di Bedlam.
- Ha delle importanti faccende da sbrigare. - spiegò asciutta Mrs Lovett senza lasciarsi scappare una parola di più.

La sagoma nera di Sweeney si sollevò lentamente dal immenso lago di sangue maleodorante e rimase immobile per un attimo, il rasoio ancora stretto in mano, le dita che gli tremavano e il petto che si alzava e si abbassava freneticamente per la foga con la quale aveva consumato la sua vendetta.
Libero... era tutto finito... Lucy era vendicata... aveva vendicato la ragione della sua stessa vita... gli restava solo Johanna...
Il barbiere voltò la testa in direzione della ragazza immobile e tremante che se ne stava in un angolo rannicchiata come una gattina abbandonata e infreddolita. Le mani grondanti di sangue avvolte nella rozza benda ormai intrisa di rosso, gli occhi gelidi e inondati di lacrime persi nel vuoto.
Le si avvicinò velocemente. Afferrò la ragazza per un braccio e la tirò su di peso, sbattendola contro il muro.
Mayam non aveva neanche più la forza di gridare. I suoi occhi cerulei incontrarono solo per un istante quei pozzi oscuri e senza fondo celati dai capelli scuri e spettinati che nascondevano in parte il viso rigido ed insanguinato del barbiere.
- Dovevo immaginarlo che avresti capito. - mormorò lei lentamente, sicura che ogni parola che pronunciava avrebbe potuto essere la sua ultima.
- Johanna è in salvo... a casa mia. - spiegò secco Sweeney, senza incontrare ancora lo sguardo celeste della ragazza.

Mrs Lovett salì le scale affiancata da Anthony e aprì la porta del negozio di Todd. Seduta in un angolo della soffitta, con le mani giunte e le gambe accavallate stava la bella e fragile Johanna, che Anthony era prontamente andato a salvare dal manicomio di Bedlam dopo che Toby aveva visto il messer Bemford trascinarvi la fanciulla.
Non era certo per amore di Johanna che Mrs Lovett aveva organizzato tutto questo... mandare Toby a vedere se effettivamente Mayam aveva un complice... riferire ad Anthony il luogo dove era rinchiusa Johanna... farla salvare...
Tutto per far crollare il subdolo ricatto di Mayam. Che nonostante si ostinasse ad essere diversa da suo padre... era esattamente come lui. Vigliacca, astuta... senza scrupoli.
La degna figlia del Giudice Turpin.

- Sono stata così sciocca.- sussurrò Mayam tra i singhiozzi. - Credevo di potervi imbrogliare... credevo che non avreste mai trovato Johanna... -
Mayam strinse gli occhi per scacciare le lacrime. Si era cacciata da sola in quella situazione... era solo colpa sua.. sua e della sua ingordigia, della sua avidità...
Invidiava Johanna, la figliastra prediletta di suo padre ricoperta di bei vestiti e di ricchezza... odiava Mrs Mooney per non averle mai fatto realmente da madre, per averla sempre trattata come una serva... odiava Turpin per aver negato che lei fosse anche solo esistita.. per averla cancellata dal mondo...
Odiava, odiava così tanto! Così tanto che non poteva permettersi di piangere!
- Pulisci quel rasoio almeno. - iniziò a dire, soffocando con la volontà un singhiozzo disperato - L'ultima cosa che voglio è morire con il sangue di quel cane di mio padre che si mischia al mio! - continuò lei, alzando di poco in poco la voce finchè non si trovò a gridare.- Che siano tutti maledetti! -
Sorprendendola, Sweeney scoppiò in una risata così leggera e delicata che la fece letteralmente sobbalzare, tanto una voce così angelica sembrava fuoriluogo in una situazione simile.
- Più ti guardo e più ho l'impressione di vedere me stesso... - la voce calda del barbiere sembrava rimbombare sulle pareti insanguinate della stanza come se i due si trovassero al centro della navata di una cattedrale immensa. - Prima riuscivo a vedere il mio riflesso solo nei bassifondi di questa città... nel marciume, nel nero... nel sangue. - sorrise - E adesso riesco a specchiarmi negli occhi di una ragazzina che implora di morire. -
Le tenebre della stanza sembrarono dissiparsi un poco, come se l'anima nera di Sweeney, che finalmente aveva trovato pace, le stesse cacciando.
Mayam alzò di nuovo gli occhi arrossati per incontrare quelli dell'uomo. Ma non furono i pozzi neri del barbiete Sweeney Todd a rispondere al suo sguardo, ma i due occhi limpidi e innocenti del giovane Benjamin Barker.
Nonostante il viso del barbiere fosse tornato per un istante quello di un tempo, portò la lama del rasoio ala gola della ragazza e la premette sulla carne delicata.
- Hai minacciato la mia Johanna... la sola cosa che mi è rimasta... - sussurrò l'uomo avvicinandosi a lei, come se volesse confidarle un segreto direttamente nell'orecchio.
- Solo per questo, non ti perdonerò mai. -
La lama si allontanò di nuovo, risplendette per un attimo alla luce infuocata delle candele che riverberavano il rosso colore del sangue, alta sopra la testa del barbiere.
Mayam chiuse di nuovo gli occhi, conscia del fatto che non gli avrebbe aperti mai più.

FINE CAPITOLO 8


CAPITOLO 9 ..::EPILOGO::..
Come andarono esattamente le cose quella notte a casa Turpin solo Sweeney poteva raccontarlo. Ma non lo fece mai, nonostante Mrs Lovett glielo chiedesse con insistensa molto spesso.
Per settimane i giornali parlarono della morte violenta e inaspettata del giudice, di come il suo corpo fosse stato ritrovato, della violenza inaudita, della possibile dinamica del delitto... ma non c'era nessun sospettato principale. Così tante persone avrebbero desiderato la morte del giudice! I familiari delle persone ingiustamente condannate... (o quelle stesse persone...) le donne da lui sedotte e poi abbandonate in strada...
Il solo indizio era un pezzo di carta strappato e insanguinato sul quale si leggeva il nome Mayam Mooney. Nonostante le ricerche, i poliziotti non trovarono nessuna persona che portasse quel nome nei loro archivi.
- Non essere mai esistita non le ha permesso neanche di avere un epitaffio tutto per se. - commentò Mrs Lovett abbandonando il giornale in un angolo del tavolo.
Sweeney affilò silenziosamente i suoi rasoi, riponendoli uno ad uno nell'astuccio di legno intagliato.
La donna osservò il suo "bello" intento in quell'operazione in un silenzio quasi religioso. Le lame argentate venivano aperte... arrotate con l'apposito strumento di metallo, pulite accuratamente e riposte nella scatola.
Una per una...
Con sua enorme sorpresa, Mrs Lovett vide Sweeney richiudere e riporre l'astuccio con all'interno un rasoio di meno. Si chiese se per caso Sweeney continuasse a portarne uno alla cintura come faceva ai tempi della "caccia al giudice" ma non se la sentì di domandarlo apertamente.
Johanna e Anthony erano partiti ormai da tre settimane sulla prima nave che avevano trovato, si erano dati alla fuga poche ore prima che Sweeney tornasse sereno e trionfale dalla casa del giudice Turpin.
Non aveva potuto neanche salutare la sua dolce figlia...
Con il pretesto di andarla ad incontrare prima o poi, Mrs Lovett aveva iniziato a mettere da parte un pò di soldi per riuscire a pagarsi una traversata oltreoceano per raggiungere i due fidanzatini.. e magari comprarsi la famosa casa al mare.
Le valige erano pronte, il locale vuoto e le luci spente.
Indossando i loro abiti migliori Mr Todd e Mrs Lovett si diressero al molo seguiti dal giovane ma intraprendente Toby che si era offerto di portare i bagagli al posto della sua nuova mamma.
La traversata durò diversi giorni, ma finalmente attraccarono e, con alla mano la lettera che Anthony aveva loro spedito a nome suo e di Johanna invitandoli a passare qualche giorno nella loro nuova abitazione a New York la bizzarra famigliola barbiere-pasticcera-ex orfanello si addentrò nelle luminose e trafficate vie della grande città.
Erano appena giunti dinnanzi all'ingresso della piccola abitazione di pietra bianca indicata loro dal marinaio. Sweeney avvolto nel suo completo bianco e inamidato suonò il campanello con l'emozione stampata in viso, mentre Toby si guardava intorno affascinato dall'immensità di quella città.
Ad aprire la porta fu proprio Johanna, i capelli biondi sciolti sulle spalle, l'abito color del cielo e il viso d'angelo. Se Sweeney non avesse giurato a se stesso di contenersi, probabilmente le sarebbe saltato al collo piangendo come un bambino.
Mrs Lovett stava per entrare quando una sottile ombra tra la folla vociante attirò la sua attenzione. La vide solo per un attimo... e credette di averlo solo immaginato... però per quel minuscolo, piccolo istante.. avrebbe potuto giurare di aver visto una smilza figura dai lunghi capelli neri e dalle mani bendate fare capolino tra la folla per poi venire ingoiata di nuovo nel suo frenetico tram-tram.

Le mani le facevano ancora piuttosto male, ma questo non impedì che il suo talento nel maneggiare lame e affini fosse notato da un ricco giostraio di manhattan particolarmente esprerto in trucchi teatrali e botole... in un certo senso il rasoio che Sweeney le aveva lasciato a mò di dono di addio quella notte a casa Turpin era valso la sua fortuna... grazie ad esso e ai "giochetti" che sapeva farci aveva infatti trovato un impiego rispettabile li a new york nei pressi del teatro metropolitan... il suo nuovo capo le aveva dato il compito di occuparsi del fidanzato di una giovane ed affascinante cantante di origini svedesi...
Anche se, da quando si diceva in giro che un famoso barbiere di londra si fosse temporaneamente trasferito a New York i suoi pensieri vagavano un pò indietro nel tempo, lasciandola diverse volte a giocherellare con il rasoio argentato pensando al fatto che probabilmente, Sweeney se la sarebbe intesa parecchio... con il suo capo.

CATS & TOASTS FINE
 
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Tyrande WhisperWind
view post Posted on 7/9/2008, 22:48




Azz!!! ç__ç scusate ragazze chiedo umilmente perdono... ho sbagliato e ho inserito questo topic con un mio altro account... ç_ç sorry! >.< maledetto forumcommunity...
se per voi non è un problema lascio così, altrimenti qualche admin può cancellare tutto e lo riposto ammodino... scusatemi ancora!
 
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voodoogirl89
view post Posted on 7/9/2008, 23:24




maffigurati!!! cambia il nome ma non cambia l'essere xD
 
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Tyrande WhisperWind
view post Posted on 9/9/2008, 20:10




:D eheh ooookiiiiii! Buona lettura allora^^
 
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Rubigna Chastenay
view post Posted on 13/9/2008, 09:31




CITAZIONE (Tyrande WhisperWind @ 7/9/2008, 23:48)
Azz!!! ç__ç scusate ragazze chiedo umilmente perdono... ho sbagliato e ho inserito questo topic con un mio altro account... ç_ç sorry! >.< maledetto forumcommunity...
se per voi non è un problema lascio così, altrimenti qualche admin può cancellare tutto e lo riposto ammodino... scusatemi ancora!

Lascia pure così...Pure io ho due accout e ogni tanto mi sbaglio ^^
 
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voodoogirl89
view post Posted on 20/10/2008, 21:36




CITAZIONE
Se Sweeney fosse stato il personaggio di un cartone animato, sicuramente avreste visto la sua mascella toccare il pavimento, ma fortunatamente Burton non è ancora caduto in queste gag da Looney Toons, perciò la reazione del nostro barbiere fu un'espressione decisamente perplessa, di quelle che solo le tecniche della Stop-motion sanno regalarci.

xD

CITAZIONE
queste furono le ultime parole che Johanna riuscì a sentire, prima che Mayam chiamasse a gran voce il giudice e il suo tirapiedi e che tutti i suoi sogni finissero per spegnersi in una gelida cella del manicomio.

odiosa! O__O
CITAZIONE
Macavity tu resti fuori.

yeeeeee xD
CITAZIONE
Ha ragione Sweeney a volerli ammazzare tagliando la gola... così non c'è divertimento

°-° questa tizia mi inquieta °-°
CITAZIONE
- BENJAMIN BARKEEEEEEEE.....!!!! -
-Ahòòòò, frenaaaa!!! -

x°°°D


sagace la storia dell'eredità, davvero ben scritta la descrizione dell'uccisione di turpin O_o
CITAZIONE
un ricco giostraio di manhattan particolarmente esprerto in trucchi teatrali e botole...

mumble ._.
CITAZIONE
in un certo senso il rasoio che Sweeney le aveva lasciato a mò di dono di addio quella notte a casa Turpin

ooooooooooooohhhh..... *O*

davvero meravigliosa COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMPLIMENTI xD

non l'ho letta prima perchè avevo bisogno di tempo libero per leggerla tutta d'un fiato X3 mi avrebbe dato fastidio leggerla a pezzi.. *-*
io sto per postare la mia sul fantasma.. ma mi rendo conto che non è niente in confronto a questa °O° sono curiosa di leggere il tuo libro <33
 
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5 replies since 7/9/2008, 22:45   318 views
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